Ragusa Soldi a palate per il mantenimento delle attività criminali delle famiglie malavitose nebroidee e persino di boss condannati. La nuova mafia «dei pascoli» operante nei Nebrodi aveva messo su un enorme business grazie alla spartizione virtuale del territorio, ai fini della commissione di truffe finalizzate a ottenere ingenti contributi erogati dalla Comunità europea sui fondi agricoli.
Era un pozzo senza fondo da cui attingere, percependo illecitamente, dal 2013 a oggi, erogazioni pubbliche per 10 milioni di euro con il coinvolgimento di 151 imprese agricole (società cooperative o ditte individuali), direttamente o meno riconducibili alla mafia.
Il sistema, consolidato, è venuto alla luce grazie alle indagini, coordinate dalla Dda di Messina, dei carabinieri del Ros, del Comando Tutela Agroalimentare, e dei finanzieri del Comando provinciale di Messina, Palermo, Catania, Enna e Caltanissetta. Ieri all'alba l'epilogo, con un maxi blitz contro l'associazione mafiosa di Tortorici. Sono stati arrestati in 94 (48 in carcere e 46 ai domiciliari) responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
I Ros hanno ricostruito l'assetto del clan dei Batanesi, diretto dai due Sebastiano Bontempo, Sebastiano Conti Mica, Vincenzo Galati Giordano, operante a Tortorici e in gran parte del Messinese.
Il filone d'indagine della guardia di finanza ha riguardato una costola del clan Bontempo Scavo, capeggiata da Aurelio Salvatore Faranda, che, dopo vicissitudini giudiziarie, ha persino esteso il centro dei propri interessi fino al Calatino.
Il business maggiore della mafia, rappresentato dalla percezione dei contributi comunitari concessi dall'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Ag.E.A.), non sarebbe stato possibile senza l'apporto compiacente di colletti bianchi. Si tratta di ex collaboratori dell'Ag.E.A., un notaio e responsabili dei Centri di assistenza agricola, muniti del know how necessario per realizzare l'infiltrazione della mafia nei meccanismi di erogazione di spesa pubblica. Tra questi, il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa relativamente al ruolo in uno di questi centri e l'ex sindaco di Cesarò Antonio Caputo. Captare fondi pubblici era divenuto un gioco da ragazzi. «Con altri 1.500 apri una cooperativa dice un intercettato -. La faccio pure io voglio credere più che ti possono dare: truffa?».
Pur di accaparrarsi i fondi, la
mafia ha messo da parte ostilità tra clan, concordando nella spartizione dei terreni. La nuova mafia «dei pascoli» incamerava i finanziamenti su conti esteri, per poi farli rientrare in Italia facendone perdere le tracce.
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