Una maggioranza contro il sussidio: "Stop allo scempio". Conte travolto da tutti i partiti

Il Pd tentenna, il M5s difende il reddito di cittadinanza e butta la palla in tribuna. Ma dopo l'inchiesta che ha smascherato migliaia di truffe per intascare il sussidio sulla legge incombe lo spettro del ddl Zan

Una maggioranza contro il sussidio: "Stop allo scempio". Conte travolto da tutti i partiti

Il Pd tentenna, il M5s difende il reddito di cittadinanza e butta la palla in tribuna. Ma dopo l'inchiesta che ha smascherato migliaia di truffe per intascare il sussidio - andato anche a possessori di Ferrari e criminali - sulla legge incombe lo spettro del ddl Zan. Con le rigidità dei Cinque Stelle e di parte dei dem che potrebbero portare a una mutazione radicale della norma. La scoperta di nuovi cosiddetti «furbetti» del Rdc ha l'effetto di compattare il vasto fronte dei critici. Intensa la pressione sul governo affinché prenda provvedimenti in tempi brevi. In trincea restano i grillini. Che per l'occasione rispolverano i toni più duri. Giuseppe Conte accusa gli altri partiti che «continuano a strizzare l'occhio agli evasori». Un'escalation necessaria, nelle intenzioni dei pentastellati, perché l'assegno pensato come strumento di lotta alla povertà è rimasto l'unica bandierina del grillismo ancora a sventolare. Non un passo indietro, dunque. Sebbene lo stesso Conte abbia aperto in passato a ritocchi, soprattutto sulle politiche attive del lavoro. L'attacco ai truffatori che «fanno un torto al Paese» si trasforma in un'invettiva identitaria. L'avvocato del Movimento critica il governo Draghi, reo di aver abolito «strumenti anti-evasione come il cashback». E ancora: «Noi siamo in prima linea per la legalità e contro gli abusi sempre, non a giorni alterni». Quindi un orientamento che sembra più ruvido rispetto al passato recente. Sì a modifiche - specifica Conte - ma solo «per controlli più rigidi e una prevenzione più efficace».

Luigi Di Maio, più morbido, ricorre alla metafora di uno strumento «al primo tagliando». La misura, spiega a Mattino 5, va «collaudata e messa a punto». Dal centrodestra a Italia Viva, gli oppositori del Rdc si fanno sentire. Fonti leghiste fanno trapelare che il segretario Matteo Salvini, durante il consiglio federale di oggi, proporrà «emendamenti per rivedere il reddito di cittadinanza». Il deputato del Carroccio Claudio Durigon auspica «una riforma strutturale» e dice basta alle risorse pubbliche destinate «a finti poveri col Ferrari». Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, dopo un incontro con i sindacati propone il taglio del cuneo fiscale ricavando risorse «dai fondi che non verranno più utilizzati con la riforma del reddito». Il numero due azzurro in un post sui social parla di «una misura inutile che non porta benefici all'economia». «Non è la soluzione per la povertà e per la crisi del lavoro, non va utilizzato come strumento di assistenzialismo», ribadisce uscendo dall'incontro con Cgil, Cisl e Uil. Giorgia Meloni, presidente di Fdi, incontra Draghi a Palazzo Chigi e chiede «maggiori paletti e controlli»: «Fratelli d'Italia non ha mai votato questa follia targata M5S-Pd e continuerà a sostenere l'abolizione di questa misura insensata».

I renziani salgono sulle barricate. «Ancora uno scandalo oggi: il reddito di cittadinanza anche a chi aveva la Ferrari. L'ennesimo capolavoro dei Cinque Stelle. E la chiamavano Onestà», scrive su Facebook il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

In questo clima, con l'ostinazione del M5s, la riforma del Rdc rischia di diventare un passaggio ad alta tensione per la maggioranza di governo. «Ora basta: faremo di tutto per cambiare questa misura, che sembrava intoccabile», twitta infatti Maria Elena Boschi.

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