La maggioranza degli eletti M5s vuole uscire dal governo

Dopo l’atteso confronto tra Giuseppi e Draghi, filtra grande nervosismo all’assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati

La maggioranza degli eletti M5s vuole uscire dal governo

L’incontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi non è stato risolutivo, le parti si riaggiorneranno. Il giurista ha presentato nove condizioni per la permanenza grillina nel governo, provando a strappare qualche punto nei sondaggi con un atteggiamento muscolare. Ma c’è di più. Secondo quanto riferito da fonti pentastellati all’Adnkronos, la maggioranza degli interventi di parlamentari M5S nel corso dell'assemblea congiunta è per l'uscita dal governo, garantendo un appoggio esterno.

Filtra grande nervosismo dalla riunione 5 Stelle, diversi parlamentari hanno ribadito la fiducia nei confronti di Conte e della linea dura. Numerosi i malumori, in particolare un’insofferenza nei confronti del primo ministro Draghi. Nessuna carta bianca all’esecutivo, è il monito di deputati e senatori M5s: sono richieste, anzi pretese, delle risposte. “Bisogna contare nella maggioranza”, il grido grillino.

Forte dell’appoggio di quel che resta di un M5s balcanizzato, Conte ha invocato un cambio di marcia e una forte discontinuità: “Noi non possiamo star qui in nome di una generica responsabilità che diventa corresponsabilità rispetto a un atteggiamento remissivo che non offre risposte al Paese”, la sua analisi nel corso dell’assemblea congiunta dei parlamentari. "Noi non abbiamo giurato fedeltà a Draghi, ma agli italiani", ha poi rivendicato Giuseppi.

Il sostegno al governo non è scontato, prima sarà necessario capire le risposte fornite da Draghi alle richieste M5s. Il timing sembra chiaro – fine luglio – ma già la fiducia sul dl aiuti potrebbe comportare delle novità degne di nota. Senza dimenticare, ancora, la questione alleanze. Già una polveriera, il Movimento rischia di perdere il sostegno del Partito Democratico e degli altri attori di sinistra.

L’atteggiamento ostile al governo non è piaciuto al mondo dem, Conte non sembra particolarmente interessato a cambiare indirizzo: “A noi non interessa un'alleanza per prendere dei voti in più. I diktat a noi lasciano assolutamente indifferenti”. Insomma, una mina vagante sia per Draghi, che per il (presunto) campo largo.

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