Oggi l'Aula della Camera varerà il decreto Milleproroghe in scadenza lunedì prossimo. Il dibattito in commissione è terminato sabato scorso e ha portato con sé una gran quantità di scorie (non solo metaforicamente) che rendono palese come tenere insieme la maggioranza su questioni dirimenti non sarà semplice. Ad esempio, Confedilizia ha continuato a lamentare la decisione d'imperio di prorogare il blocco degli sfratti fino a fine giugno che non teneva conto della richiesta di rendere esecutivi dal primo aprile quelli non legati a morosità causate dalla pandemia. «Ciò che è accaduto è di enorme gravità», ha commentato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa chidendo al governo di «spiegare la scelta ai cittadini che sta continuando a privare di un diritto garantito dalla Costituzione».
Non meno dirimenti le decisioni che mettono in discussione alcuni capisaldi del nuovo esecutivo. In primo luogo, lo spostamento della fine del mercato tutelato dell'energia dal primo gennaio 2022 all'inizio del 2023. Analogamente preoccupante la scelta di bloccare fino al 30 settembre le nuove trivellazioni in attesa che il ministro per la Transizione energetica, Roberto Cingolani (in foto), predisponga un nuovo piano per la sostenibilità cui le concessioni sono legate. Proprio su concorrenza ed energia il premier Draghi si era speso nel suo discorso per la richiesta di fiducia, ma la maggioranza sembra aver già disatteso le premesse scegliendo, invece, di non scegliere né in una direzione né nell'altra.
Tra le varie proroghe inserite tra gli emendamenti al decreto si segnala una norma leghista che rinvia al 2023 l'entrata in vigore di disposizioni sulle gallerie ferroviarie che avrebbero ridotto notevolmente la circolazione dei convogli, stimabile in 420mila posti in meno. Forza Italia, invece, ha portato a casa alcune norme per la flessibilizzazione dei bilanci dei Comuni, fortemente richiesti dall'Anci, che consentono di allungare i tempi sia per la rimodulazione dei rendiconti che per il ripiano dei disavanzi.
Sempre gli azzurri sono riusciti a spostare di un anno, dal 2021 al 2022, la revisione obbligatoria degli impianti a fune consentendo un risparmio di spesa agli esercenti di queste strutture. Porta sempre la firma di Forza Italia anche un emendamento che allunga di due anni la fine dei contributi all'editoria.
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