La priorità è salvare le imprese e aiutare le famiglie. E su questo tutti in maggioranza sono d'accordo. Il percorso è in discesa dopo che Palazzo Chigi ha confermato l'istituzione di un tavolo tecnico per il varo di norme transitorie sui crediti incagliati, dopo la pubblicazione del decreto che ferma la cessione dei crediti stessi sui lavori di ristrutturazione edilizia con il superbonus al 110%. Decisione che soddisfa Forza Italia, che aveva chiesto di correggere il tiro. Il provvedimento intanto è stato affidato alla Commissione finanza della Camera dei deputati. Ora è possibile emendarlo per evitare l'aggravarsi della crisi di un settore edilizio.
Dopo l'irrigidimento iniziale, dovuto a una accelerazione sui tempi di voto del decreto in Consiglio dei ministri del decreto, i partiti di maggioranza stanno riscontrando ampie convergenze su come uscire dall'impasse.
Sul fronte delle cartolarizzazioni dei crediti, per esempio, la luce verde la accendono sia Fratelli d'Italia, per voce del capogruppo a Montecitorio, Tommaso Foti, che Forza Italia. Si tratta, fanno capire, di un modo per garantire lo sblocco dei crediti (e dei lavori ancora sospesi) trasformandoli in prodotti finanziari da mettere sul mercato, visto anche il parere favorevole dell'Abi.
Forza Italia, come suggerisce Fabrizio Sala membro della commissione Finanze, valuta l'idea di far slittare le scadenze per il compimento dei lavori che per le unifamiliari adesso è al 31 marzo mentre per i condomini è a fine giugno. Un'altra ipotesi l'ha avanzata il viceministro delle Infrastrutture, il leghista Edoardo Rixi, con il possibile intervento della Cassa depositi e prestiti. Un clima costruttivo, dunque sottolineato anche dall'azzurro Roberto Pella: «Quella di questi giorni è normale dialettica dove nessuno mostra volontà di rompere». Anche sulla questione della fiducia c'è convergenza. La si potrà mettere, suggeriscono da Forza Italia, solo quando il decreto è stato corretto per garantire la soluzione di tutte le criticità.
L'idea di bloccare la cessione dei crediti non è piaciuta al leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte che respinge la «versione della Meloni» e difende la sua idea di superbonus e porta l'aumento del Pil nel 2022 come testimonianza della validità dell'iniziativa. Sull'idea di compensazione dei crediti con i debiti fiscali delle imprese attraverso il modello F24 tornano sia intervengono sia Azione che il Pd, rivendicandole come loro proposte avanzate nella discussione della legge di Bilancio. Fratelli d'Italia, poi, per voce del presidente della Commissione Bilancio, Nicola Calandrini, sottolinea: «Non siamo più in recessione; cresce il clima di fiducia delle imprese. Non è più il tempo dei bonus a pioggia, ma di ricostruire l'Italia e farla crescere». Lo stesso Alessandro Cattaneo (Fi) riconosce che il Superbonus «è stato una sorta di antibiotico per un Paese indebolito dal Covid e dalla crisi del settore edilizio». Serviva una cura choc e il 110% è servito a riavviare il mercato. «Ma siamo stati sempre consapevoli - ricorda -che era una iniziativa a tempo. Durante la discussione della legge di bilancio, lo abbiamo detto chiaramente: per il futuro cerchiamo di immaginare dei bonus fiscali più sostenibili.
La cosa più importante è dare alle imprese certezze e una prospettiva temporale chiara. I conti pubblici vanno rispettati, guai a farli saltare in aria. Quindi benissimo mettere un punto fermo al Superbonus, ma adesso lo sforzo è risolvere una volta per tutte il problema dei crediti incagliati».
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