Lo scandalo seguito all'assassinio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia nell'ottobre 2017 ha raggiunto i piani più alti del governo della Valletta, dopo che nei giorni scorsi una serie di arresti e di accuse sempre più precise a esponenti dell'esecutivo avevano messo in crescente difficoltà il capo del governo. Dopo che gli stessi vertici della giustizia maltese sono stati accusati dalla famiglia della vittima di cercare di coprire esponenti politici, ieri pomeriggio lo stesso primo ministro laburista Joseph Muscat, preso atto dell'impossibilità di difendere la sua permanenza al vertice del governo, ha informato il capo dello Stato George Vella della sua intenzione di dimettersi. Secondo il Times of Malta, Muscat era pronto ieri sera a comparire in televisione per spiegare le ragioni della sua decisione, e a conferma del fatto che la sua situazione si è fatta insostenibile è stata anche cancellata la sua presenza a un evento organizzato dal Labour per domani. Ma in serata è arrivata una nota del governo: «Muscat - è la frenata - aspetterà la chiusura del caso».
Il colpo finale alla sopravvivenza del governo di un Paese che per quanto minuscolo (Malta ha 400mila abitanti) è uno dei ventotto membri dell'Ue, è arrivato ieri dalla testimonianza in tribunale di Yorgen Fenech, ricco imprenditore maltese che era stato arrestato la scorsa settimana mentre tentava la fuga dall'isola a bordo del suo yacht. L'avvocato di Fenech ha accusato in aula l'ex capo di gabinetto di Muscat, Keith Schembri, di essere il mandante dell'omicidio della giornalista, di cui era ben nota a Malta l'attività investigativa su casi di corruzione legati al mondo della politica. Schembri, che era già stato fermato nei giorni scorsi, si era dimesso martedì scorso: giovedì era stato rilasciato, ma le veementi proteste della famiglia Caruana (che aveva chiesto pubblicamente al primo ministro di «dimettersi se ha a cuore Malta e l'interesse della giustizia, è giudice e boia») e la testimonianza di Fenech hanno fatto sì che a catena seguissero le dimissioni di altri esponenti del governo accusati dal tycoon, dall'ex ministro del Turismo Konrad Mizzi a quello dell'Economia Chris Cardona. Fenech ha anche accusato il capo della Squadra omicidi della polizia maltese di «stretti legami con Schembri». La tensione durante il consiglio di gabinetto a La Valletta, durato 7 ore, è stata estrema: 14 dei 22 ministri hanno chiesto a Muscat di dimettersi. Il tutto mentre nella capitale montava la rabbia, e durante una manifestazione di studenti che bloccava una strada vicino al Parlamento è stato esposto uno striscione che chiamava Muscat «assassino» e lo accusava di avere «le mani sporche di sangue». A quel punto la posizione del premier è diventata indifendibile.
Prima di essere uccisa, Daphne Caruana Galizia aveva concentrato la sua attenzione su uno schema di corruzione che vedeva Fenech al vertice di una società occulta che serviva a far arrivare su conti all'estero di Schembri e Mizzi le ricche tangenti che il tycoon pagava ai due ministri in cambio dell'appalto che gli avevano fatto avere per la costruzione di una centrale elettrica. Le indagini per arrivare ai mandanti del suo omicidio si sono faticosamente trascinate, suscitando le proteste della famiglia della giornalista e dell'opposizione nazionalista. Finora tre persone sono state arrestate con l'accusa di aver preparato l'autobomba che uccise la coraggiosa reporter maltese.
Uno di questi, l'anno scorso, fece il nome di un intermediario che avrebbe assoldato il terzetto, e solo il mese scorso quest'uomo, Melvin Theuma, è stato arrestato: la sua testimonianza ha portato all'arresto di Fenech e ha innescato il processo che ha terremotato il governo di Malta.
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