Le mance non dicono più grazie

Le mance non dicono più grazie
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I social sono lo specchio dell'anima non solo dei singoli utenti, ma anche di un paese. È per questo che esistono i trends, termine inglese che indica ciò che è maggiormente fruito in rete in un dato momento. E in America, in questi giorni, è montata una polemica contro le mance.

È stato Robert Galver, utente praticamente sconosciuto del Michigan, a scatenare la polemica pubblicando su Tik Tok un video di pochi secondi in cui afferma: «Nuova regola: se ordino stando in piedi, nessuna mancia». Poca favilla gran fiamma seconda. Soprattutto se sostenuta dal carburante di un algoritmo che vuole rendere tutto virale. E così, il filmato di Galver è stato visualizzato da centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di sposarne la causa. Basta mancia, soprattutto nei fast food. E ci mancherebbe. Del resto, perché pagare un servizio quando non ti viene offerto? In questa diatriba, però, c'è anche chi si spinge più in là, affermando: mai più mance. Perché negli Stati Uniti, di fatto, queste ultime sono obbligatorie e, molto spesso, vanno dal venti al trenta per cento. Un salasso che rende ogni pasto indigesto, soprattutto perché, ormai, non è rimasto nulla di quello che dovrebbe essere un gesto di libertà e generosità. Le mance, infatti, dovrebbero rendere omaggio al più difficile dei gesti che un uomo (o una donna) possa compiere: mettersi al servizio di un'altra persona - anche solo per poco più di un'ora - e dedicarsi totalmente a lei.

Alle sue necessità e ai suoi bisogni. Perché le mance servivano (e servono ancora oggi) a questo: a dire grazie. A riconoscere che un pasto è stato piacevole grazie allo sforzo di tanti, che spesso neppure si vedono. Viva le mance, quindi.

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