Le mani del Dragone sul Canale di Panama. Ecco perché Donald vuole riprenderselo

Gli Usa lo regalarono, poi il "tradimento": accordi con la Cina che ora lo controlla

Le mani del Dragone sul Canale di Panama. Ecco perché Donald vuole riprenderselo
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Come noto The Donald non ama i giri di parole e detesta i sofismi diplomatici. Lo confermano, una volta di più le sue ruvide dichiarazioni natalizie sul destino di Panama e del suo canale. Per Trump la piccola repubblica penalizza volutamente il traffico marittimo statunitense gli USA sono il principale cliente dell'idrovia a favore della Cina che tramite la CK Hutchison Holdings, società con sede a Hong Kong, controlla due dei cinque porti adiacenti allo strategico punto di transito globale, e le zone free tax. Per il neo presidente l'unghia dell'ingordo dragone giallo che si prepara ad inghiottire il paese centroamericano. Non a caso, il 27 dicembre scorso, sul suo account Truth, ha ironicamente augurato un «Buon Natale a tutti, compresi i meravigliosi soldati della Cina, che stanno amorevolmente, ma illegalmente, gestendo il canale di Panama». Insomma, per il prossimo inquilino della Casa Bianca la strategica linea d'acqua tra i due oceani è ormai in procinto di cadere nelle mani di Pechino e lui è pronto ad usare ogni mezzo per impedirlo.

Al netto delle iperboli trumpiane, la vicenda è assai intricata e la posta in gioco per Washington è altissima: da più di un secolo Panama e il suo canale sono una creatura degli Stati Uniti, il centro geopolitico del loro «cortile di casa». Tutto ebbe inizio nel 1903 quando il presidente Theodore Roosevelt decise che il periferico distretto settentrionale della Colombia «meritava» l'indipendenza. Un gioco facile: i cannoni dell'incrociatore Nashville sostennero le tiepide ambizioni separatiste della locale élite creola costringendo Bogotà a capitolare e due settimane dopo l'indipendenza la neonata repubblica concesse agli statunitensi di iniziare i lavori per il canale.

Roosevelt non perse tempo. In soli dieci anni i suoi ingegneri riuscirono in un'impresa abbandonata prima dagli spagnoli (il primo studio del 1793 fu dell'ammiraglio Alessandro Malaspina, navigatore toscano al servizio di Madrid) e poi, a fine ottocento, dai francesi di Ferdinand de Lesseps, l'uomo di Suez. Fu un'opera colossale una via d'acqua di 82 chilometri attraverso un terreno impervio e montagnoso che rivoluzionò i traffici marittimi e testimoniò la potenza tecnologica della repubblica stellata. Inaugurato il 15 agosto 1914, l'idrovia rimase sotto sovranità americana (ospitando importanti installazioni militari) fino al 31 dicembre 1999, quando l'appena defunto Jimmy Carter decise di cederlo ai panamensi. Una decisione storica che Trump non ha mai apprezzato: «Quando Carter lo ha stupidamente ceduto per un dollaro, spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina, o a chiunque altro».

Ed ecco il problema. Ad inizio del 2017, sorprendendo Washington, l'allora presidente panamense Varela ruppe i rapporti diplomatici con Taiwan e nel giugno firmò un impegnativo memorandum d'intesa con la Cina di Xi Jinping. Fu l'inizio di una formidabile offensiva diplomatico-commerciale. Qualche numero: secondo le statistiche doganali cinesi, il volume degli scambi tra Cina e Panama nel 2021 era pari a 11.344 miliardi di dollari, di cui il volume delle esportazioni cinesi è di 10.180 miliardi di dollari e il volume delle importazioni è di 1.164 miliardi di dollari, con un costante e fruttuoso aumento su base annua. La Cina è diventata così il principale partner commerciale di Panama, il maggiore fornitore della zona di libero scambio di Colon e il secondo maggiore utilizzatore del canale. Dati pesanti. Una possibile satellizzazione di Panama nell'orbita economica cinese non è più una remota probabilità ma una possibilità, certo non immediata, ma reale.

Prospettive che irritano il già collerico Trump. Per lui «se i principi, sia morali che legali, del magnanimo gesto di donazione non saranno seguiti, allora chiederemo che il canale ci venga restituito, per intero, rapidamente e senza domande».

Il presidente panamense Jose Raul Mulino gli risposto che «ogni metro quadrato del canale e dell'area circostante appartiene a Panama e continuerà ad appartenere a Panama. La sovranità e l'indipendenza del nostro Paese non sono negoziabili». Sempre su Truth, Trump ha replicato: «Vedremo».

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