Manifesti elettorali che inneggiano alla mafia per insultare Forza Italia e la nuova Dc

Per le comunali cartelloni fake coi simboli dei partiti del centrodestra

Manifesti elettorali che inneggiano alla mafia per insultare Forza Italia e la nuova Dc

«Forza mafia». Oppure: «Quando vai a votare, ricordati chi è Stato», accompagnata alla rielaborazione grafica della pubblicità di una Fiat 126, l'auto riempita di tritolo per l'attentato di via D'Amelio. E poi una foto di Vittorio Mangano con un invito a votare per lui «per una Palermo finalmente libera dalla magistratura». In concomitanza con il trentennale delle stragi, la campagna elettorale nel capoluogo siciliano si fa pesante e continua a essere impregnata di insulti contro Forza Italia, la Dc Nuova di Totò Cuffaro e contro Marcello Dell'Utri. Poster e manifesti sulla mafiosità del partito, rivendicati dal collettivo artistico «Offline Corporation» che ha affisso in città slogan contro il ritorno in politica dei due ex esponenti politici usando simboli e bandiere di Forza Italia.

Nel mirino le loro condanne definitive, con continui rimandi alla mafia nei manifesti fake del partito. E poi c'è la Dc storpiata in «democrazia collusa» con lo slogan «make mafia great again». A scatenare gli attivisti l'endorsement di Cuffaro e Dell'Utri al candidato proposto dall'Udc, Roberto Lagalla, che lunedì, per il clima che si era creato, ha preferito non partecipare alla commemorazione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Lagalla ha respinto strumentalizzazioni: «Cuffaro e Dell'Utri non sono ispiratori della mia candidatura, quindi non ritengo che debba dire altro», aveva chiarito. Quanto al trentennale di Capaci «avevo intenzione di partecipare, purtroppo nella giornata precedente sono stato fatto oggetto non solo di un dileggio sgradevole e greve ma soprattutto di una sorta di incitazione al popolo verso il dileggio e anche a forme pericolose di esposizione. Ne ho parlato con Maria Falcone».

L'attivisimo politico di Cuffaro e Dell'Utri aveva scatenato le reazioni proprio della stessa Maria Falcone («inaccettabile farsi sostenere da alcune personalità come Cuffaro e Dell'Utri», aveva detto), oltre che di Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Falcone. «Le persone che non hanno la dignità di firmare le cose che dicono e che fanno sono null'altro che dei miserabili meschini», ha commentato Totò Cuffaro che ha sporto denuncia contro ignoti per i manifesti affissi a Palermo. Carlo Calenda, leader di Azione, aveva attaccato i due: «Io sono un garantista, va bene che Dell'Utri e Cuffaro abbiano scontato la pena, ma non vuol dire che due persone condannate per mafia possono andare in giro a fare politica come se nulla fosse, perché cosi abbiamo perso il barlume dell'etica e della morale».

Ha risposto Antonio Tajani ricordando che «è stato il governo Berlusconi» a dire «quanto si è combattuta la malavita, lo ricordava lo stesso Berlusconi a Milano, chi si è battuto per risultati concreti è stata Forza Italia. Non abbiamo alcuno scheletro nell'armadio, al di là delle accuse di certa sinistra».

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