«Abbiamo previsto degli scenari avversi, tra cui anche soprattutto l'aumento del prezzo del petrolio: vediamo la situazione come va, è chiaro che se la situazione peggiora, non solo in Italia ma a livello globale bisognerà fare altre riflessioni». Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri in audizione sulla Nadef ha chiarito che i saldi della Nota potrebbero cambiare in caso di peggioramento della congiuntura. «Se ne discuterà in Marocco domani alla riunione dell'Fmi», ha aggiunto. D'altronde, proprio ieri il Fondo ha tagliato le stime del Pil globale e anche quelle relative all'Italia abbassando la previsione sulla crescita 2023 da +1,1 a +0,7% e quella dell'anno prossimo da +0,9 a +0,7%. Il debito pubblico è atteso al 143,7% del Pil nel 2023 per scendere al 143,2% al 2024.
Insomma, è inutile fasciarsi la testa prima d'essersela rotta. Giorgetti ha confermato che «lo scostamento resta a 15,7 miliardi; è il massimo che possiamo consentirci» per il taglio del cuneo fiscale, l'accorpamento delle prime due aliquote Irpef, le misure per contrastare la denatalità e avvio del rinnovo dei contratti della Pa «con particolare attenzione al personale medico-sanitario». Queste le linee guida principali della legge di Bilancio che andrà in Consiglio dei ministri lunedì prossimo mentre venerdì il governo ne anticiperà i contenuti ai sindacati convocati a Palazzo Chigi. «Ho parlato di prudenza ma anche di realismo e questo scostamento serve per mettere in busta paga ai lavoratori dipendenti che hanno redditi bassi, 60-80-100 euro in più; questo è quello che facciamo».
Il titolare del Tesoro ha precisato che «ricorrono gli eventi straordinari, al di fuori del controllo dello Stato, ivi inclusi le gravi crisi finanziarie, nonché le gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese». In pratica, questa sarà la giustificazione dello scostamento richiesto a Bruxelles. «Quando gli osservatori internazionali vedranno, capiranno», ha affermato ricordando che il 4,3% di deficit/Pil che l'Italia chiederà «peraltro è meno di quello ha previsto la Francia, tutti si affannano sull'Italia ma forse la Francia ha qualche problema più di noi». Se si vorrà essere severi con Roma, non si potrà non esserlo con Parigi, il chiaro messaggio.
Anche in questo caso si tratta di una replica all'Ufficio parlamentare di Bilancio la cui presidente Lilia Cavallari, sempre in audizione, aveva sottolineato «il rischio che nella primavera del 2024 la Commissione Ue proponga al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo» visto che l'Italia resterà nel triennio 2023-2025 con un deficit/Pil superiore al 3% previsto dal Patto nonostante le raccomandazioni di Bruxelles. Per rassicurare preventivamente Palazzo Berlaymont e i «falchi» ivi annidati, Giorgetti ha rimarcato che «questa è una manovra responsabile, seria, che implica anche un grande taglio della spesa: questo significa che qualcuno non sarà contento».
Tra le privatizzazioni da 20 miliardi nel triennio 2023-2025 potrebbero esserci ferrovie, strade e autostrade secondo quest'ordine.
Giorgetti non ha escluso che il gruppo Fs e la sua controllata Anas possano essere interessate dal processo. «Le operazioni saranno coerenti con i profili di strategicità in materia di interesse nazionale degli asset e di efficientamento della struttura finanziaria e patrimoniale», ha ripetuto.
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