Frizioni tra due membri dell'esecutivo sui Servizi segreti. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega proprio sui Servizi, è intervenuto in difesa del direttore dell'Aise, il generale Gianni Caravalli. La correttezza di quest'ultimo infatti era stata messa in dubbio da un articolo, uscito sempre sul Fatto quotidiano in cui si ricostruiva la vicenda occorsa al ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha spinto quest'ultimo a rivolgersi alla procura di Perugia per chiedere di far luce su ambigue situazioni che nel corso degli ultimi mesi hanno avuto proprio il ministro, sua moglie e alcuni vertici dell'Aise e di Leonardo come protagonisti.
Dall'articolo del Fatto si evince, infatti, che il ministro della Difesa non sia riuscito a instaurare un dialogo chiaro e franco coi vertici dell'Aise. Tra le questioni «personali» citate da Crosetto al procuratore di Perugia Raffaele Cantone anche il colloquio-esame sostenuto dalla stessa moglie del ministro per entrare nell'organico dell'Aise. Fatto poi trapelato sugli organi d'informazione. Per Crosetto è il segno di un controllo non autorizzato sullo stesso ministro. D'altronde lo stesso responsabile della Difesa è tra le «vittime» del dossieraggio portato avanti per anni dal luogotenente della guardia di finanza, Pasquale Striano, accusato di accesso abusivo ai sistemi informatici e rivelazione di segreto, a uno 007. Su questo dossieraggio indaga proprio la Procura di Cantone.
La presa di posizione di Mantovano, che proprio Crosetto aveva interpellato per chiedere lumi sull'attività dell'Aise, interviene per sgombrare l'agenzia di intelligence da qualsiasi ombra.
«L'Aise non mi informa e nemmeno coopera» è il titolo dell'articolo uscito sul Fatto. Ma lo sfogo di Crosetto viene respinto con determinazione dal sottosegretario. «Ringrazio il generale Gianni Caravelli e gli uomini e le donne appartenenti all'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, da lui diretta - recita la nota uscita dall'ufficio di Mantovano -, per lo straordinario lavoro svolto al servizio della Nazione, che ha contribuito a elevare il livello di sicurezza e di conoscenza da parte del Governo dei tanti scenari di crisi. Il contributo di Aise è frutto di competenze elevate e di lealtà verso le Istituzioni». Una fermezza che ha indotto lo stesso Crosetto a fare un passo indietro e a mettersi sullo stesso binario di Mantovano. E lo fa dopo che alcuni parlamentari dell'opposizione hanno soffiato sul fuoco della polemica. Come Enrico Borghi di Italia viva, membro del Copasir: «Dopo la smentita odierna del sottosegretario Mantovano, è chiaro che non si è mai visto in Italia uno scontro così plateale tra l'Autorità delegata e un ministro della difesa sul tema delicatissimo dei servizi. Adesso la domanda è semplice: chi dei due ha perso la fiducia della presidente Meloni? Da come ha reagito, parrebbe il titolare della Difesa». «Non c'è nessuna smentita e nessuno scontro - replica Crosetto -. Infatti la dichiarazione di Mantovano riprendono le mie stesse parole di una settimana fa.
Anche perché il Fatto non ha fatto alcuno scoop ma ripreso (mistificando il significato) alcune dichiarazione che ho fatto ad un magistrato».La questione ora rimbalza nell'aula del Copasir (Comitato per la Sicurezza della Repubblica) dove si prenderà visione del verbale del colloquio fra il ministro della Difesa e il procuratore di Perugia.
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