La campagna di Kamala Harris preme sull'acceleratore con una maratona di interviste televisive per raggiungere il grande pubblico americano in mancanza di altri dibattiti in programma tra lei e Donald Trump. Lunedì è andato in onda il colloquio con «60 Minutes» di Cbs News, in cui la vicepresidente è stata messa alla prova su diversi dossier «caldi», ad esempio come pensa di finanziare i suoi piani economici, se i democratici sono stati troppo lenti nell'emanare misure di sicurezza alle frontiere, e come pensa di affrontare la Russia per la guerra in Ucraina.
Harris ha detto che non incontrerà Vladimir Putin per colloqui di pace se non sarà rappresentata anche Kiev: «No, non bilateralmente senza l'Ucraina, che deve avere il diritto di parola nel decidere sul suo futuro. Se Trump fosse presidente, Putin ora sarebbe seduto a Kiev». Sul fronte economico, invece, la candidata democratica si è impegnata ad aumentare le tasse ai più ricchi per finanziare le sue proposte, tra cui un credito d'imposta di 6.000 dollari per le famiglie con figli di età inferiore a un anno. E sulle accuse di aver cambiato idea su alcune delle sue politiche, si è difesa dicendo: «Ho ascoltato la gente e ho cercato cosa fosse possibile in termini di terreno comune. Credo nella creazione di un consenso». Infine, ha dribblato la domanda sull'immigrazione, limitandosi a dire che si tratta di un «problema di vecchia data».
Ieri, invece, ha preso parte al programma The View della Abc, e poi al The Late Show di Cbs con Stephen Colbert, mentre domani è pronta a partecipare ad una Town hall di Univision. Intanto nell'ultimo sondaggio di New York Times e Siena College Harris è in vantaggio di tre punti su Trump (per 49% contro 46%), mentre nella proiezione precedente i due candidati erano testa e testa con il 47%. Un dato positivo per la numero due di Joe Biden, anche se i numeri che contano maggiormente sono quelli negli stati chiave. La democratica fatica a convincere gli elettori musulmani, della classe operaia, afroamericani e ispanici (in queste categorie è in vantaggio rispetto al tycoon, ma molto indietro rispetto a Biden), mentre guadagna terreno tra i bianchi più istruiti e le donne. L'ex presidente, invece, è al centro delle anticipazioni del nuovo libro del popolare giornalista del Watergate Bob Woodward, War, rese note dal Washington Post. Da cui emerge come Trump e Putin avrebbero parlato almeno sette volte da quando The Donald è uscito dalla Casa Bianca nel 2021. Lo hanno fatto anche agli inizi del 2024 mentre il tycoon era a Mar-a-Lago, e ha allontanato uno dei suoi consiglieri per poter avere una telefonata privata con il presidente russo. Inoltre, secondo il testo in uscita il 15 ottobre, nel pieno dell'emergenza Covid nel 2020 mentre gli Usa e molti altri paesi non avevano abbastanza test per individuare il virus, il comandante in capo avrebbe inviato segretamente dei kit per i test allo zar del Cremlino per il suo uso personale. «Non dirlo a nessuno perché altrimenti si arrabbiano con te, non con me», avrebbe sottolineato Putin stando a quanto riferisce il giornalista.
Indiscrezioni a cui la campagna del candidato repubblicano ha risposto con durezza: «Nessuna di queste storie è vera, sono opera di un uomo squilibrato - ha detto il direttore delle
comunicazioni Steven Cheung - Woodward è un uomo arrabbiato ed è chiaramente turbato perché Trump lo sta citando in giudizio con successo a causa della pubblicazione non autorizzata di registrazioni da lui effettuate in precedenza».
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