La riforma del catasto ha superato di un soffio la prova del voto in commissione Finanze alla Camera. Le divisioni, all'interno della maggioranza, dunque, non si placano. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con il deputato renziano Luigi Marattin, presidente della commissione competente, e il senatore leghista Armando Siri, 'padre' della flat tax.
La riforma del catasto è davvero necessaria?
Marattin: " 'Riforma del catasto' è quella cosa prima della quale le tasse si pagavano in un modo, e dopo la quale si pagano in un altro. Nell’articolo della riforma fiscale approvato martedì sera in Commissione non c’è nessuna riforma del catasto. C’è una ricognizione informativa che - come scritto senza alcuna ambiguità - non cambierà di una virgola il modo in cui si pagano le tasse sulla casa. Per verificarlo basta leggere l’articolo. Il dibattito politico italiano sarebbe migliore se tutti recuperassimo la capacità di distinguere tra fatti e opinioni, queste ultime ovviamente sempre legittime".
Siri: "Il tema non è se sia necessaria ma quando lo sia. Una riforma per ottenere un efficientamento di sistema è auspicabile ma non adesso. In questo momento la linea del tempo è la discriminante che separa kronos (il tempo lineare) da kairos (il tempo causale). Si potrebbe dunque dire che questo tempo non è il tempo giusto, anzi è proprio il momento sbagliato".
Porterà a un aumento di tasse sulla casa?
Marattin: "No. Decideranno governo e parlamento del 2026 se usare o meno questa ricognizione informativa. Non ho idea di cosa farò in quel periodo, ma se sarò ancora in parlamento mi batterò affinché venga usata per abbassare le tasse sugli immobili. Credo infatti che oggi piccoli commercianti, imprese e famiglie con la seconda casa al mare oggi paghino troppo".
Siri: "Dipende. Può portare ad un aumento delle tasse sulla casa e quindi assumere di fatto la veste di una 'patrimoniale' oppure può portare ad una maggiore efficienza di sistema. Non è il concetto di riforma in sé ad essere pericoloso ma l’obiettivo che si vuole conseguire. Un coltello può essere usato per tagliare una pietanza o per ferire qualcuno. Non è il coltello ad essere pericoloso ma chi lo utilizza. Noi lavoriamo affinché serva per tagliare la pietanza e non per mortificare i sacrifici e la fatica di chi ha investito nella casa".
La casa, da sempre, viene vista come un investimento per il futuro. Come si può tutelare?
Marattin: "L’Italia è l’unico paese al mondo dove la prima casa non è tassata né dal punto di vista patrimoniale né da quello reddituale, e io credo sia sacrosanto così. In generale, le imposte immobiliari in Italia sono più alte della media europea, ecco perché credo debbano essere abbassate. E riequilibrate, a favore della piccola proprietà e delle imprese. Ma non è un tema di oggi, bensì del 2026. Oggi le priorità sono le tasse sul lavoro e produzione".
Siri: "Si potrebbe già tutelarlo evitando di far circolare l’idea che nel nostro Paese sia una prassi quella di punire chi risparmia e chi lavora ed evitando quindi ripercussioni disastrose sul mercato, in questo caso immobiliare. La casa è frutto del risparmio dei lavoratori e sia il lavoro che il risparmio sono tutelati dalla Costituzione perché sono posti entrambi a fondamento stesso del nostro sistema sociale. Diffondere l’idea di voler aumentare il peso fiscale sul principale risparmio del Paese è un ennesimo atto autodistruttivo di sistema. Oggi sarebbe anche inutilmente afflittivo per un’economia compromessa dal momento contingente dovuto al conflitto in Ucraina e alle conseguenze delle restrizioni Covid".
Quanto lo scontro sul catasto inciderà negativamente sulla maggioranza e sul governo?
Marattin: "Spero di no. In una democrazia parlamentare, e in una maggioranza così ampia, è fisiologico pensarla diversamente su tematiche così sensibili. Abbiamo fatto belle e accese discussioni e il parlamento si è espresso democraticamente. Da oggi riprendiamo il confronto su tutti gli altri temi della riforma. I quali, a differenza di questo articolo 6, potranno avere effetti fiscali immediati per famiglie e imprese".
Siri: "Questo dipende dal grado di isteria dei decisori e dei protagonisti della contesa. Un approccio razionale e non strumentale al tema suggerisce di evitare inutili toni da ultimatum. Sarebbe più giusto che questo tema che appare così divisivo sia affrontato da un Governo politico non da un Governo a termine nato per fronteggiare un’emergenza".
I prossimi temi divisivi riguarderanno l’abbassamento delle tasse. Lei pensa che ci potrà essere un punto d’incontro su questo tema tra le varie forze di maggioranza?
Marattin: "Sono convinto di sì. La Commissione che presiedo sta lavorando da un anno e mezzo su una riforma complessiva che renda il nostro fisco un po’ più leggero e un po’ più semplice, e già siamo intervenuti in legge di bilancio con 8 miliardi di riduzioni. Abbiamo un accordo di massima su abolizione Irap, semplificazione del modo in cui gli autonomi pagano le imposte, proseguimento della riforma Irpef, semplificazione fiscale, e tante altre cose ancora. Mettiamoci questa discussione sul catasto dietro le spalle, e riprendiamo insieme il cammino. Il fisco italiano rispecchia il mondo del secolo scorso, e per la prima volta da decenni una riforma è a portata di mano".
Siri: "Ripeto. Anche in questo caso è del tutto manieristico parlare di riforma del fisco per un governo di emergenza nazionale.
Questo è un tema che deve essere ad appannaggio di una maggioranza politica. Il centrodestra vuole proseguire nel solco della Flat Tax il cui embrione ha preso vita nel governo 'Conte uno' grazie alla Lega mentre il centrosinistra vuole cancellarla e ha in mente altri percorsi. In questa fase noi ci accontenteremmo di alzare il limite della FlatTax da 65 a 100 mila euro ma ho il timore che qualunque 'punto di caduta' sarebbe come cucire una ferita che dovrà essere riaperta a breve. Ora meglio sarebbe concentrarsi su provvedimenti contingenti come il caro bollette di luce e gas e carburanti. Il quadro generale sembra tutt’altro che confortante e la dipendenza energetica dell’Italia può spostare il suo baricentro ma sempre dipendenza rimane senza iniziative coraggiose che richiederebbero a monte un’indipendenza mentale. Ma qui il discorso si fa lungo. Tornando al nodo fiscale ribadisco che sarebbe meglio aspettare il voto dell’anno prossimo e una prossima maggioranza per assumere decisioni che richiedono lungimiranza e coraggio e che siano coerenti con le aspettative della maggioranza degli italiani.
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