Si chiama Berlusconi, è Cavaliere, e così adesso la storia si ripete. Anzi, in un certo modo sembra che non sia mai finita quando verso mezzogiorno Marina B, tailleur pantaloni neri, riceve la massima onorificenza della Repubblica nel campo del lavoro e lo ascolta mentre parla di un paese in ripresa. «L'Italia è in crescita - dice Sergio Mattarella - e l'occupazione sale. Non siamo secondi a nessuno». Marina è emozionata: «Un onore grandissimo, per il quale desidero davvero esprimere tutta la mia gratitudine al presidente». È anche fiera, nel nome del padre: «Sì, dedico questo riconoscimento al mio papà. E il capo dello Stato ha ragione, i dati dell'economia sono confortanti, il governo sta facendo bene».
La forza dei simboli. Da un anno lei, assieme a Pier Silvio, gestisce la ditta. «Infatti il titolo non è soltanto mio, appartiene alle persone che lavorano nel gruppo Mondadori, e più in generale in Mediaset e in Fininvest. Lo voglio condividere con loro, li ringrazio per l'impegno, la generosità e la passione». Nel 1977 fu Giovanni Leone a nominare Silvio Berlusconi cavaliere del lavoro. «Sono passati più di quarant'anni ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, mio fratello ed io lo accompagnammo alla cerimonia. Ero una bambina e quel momento resterà sempre nel mio cuore». Oggi tocca a lei, però «il Cavaliere rimane Silvio Berlusconi».
Con Marina, Mattarella premia altre 24 personalità. Ecco Lucia Aleotti, azionista e nel board di Menarini farmaceutica, pure lei figlia d'arte. «Ricevere un riconoscimento così prestigioso mi riempie di emozione e di orgoglio. La cultura e l'etica del lavoro sono valori fondamentali per il futuro di tutti e sono stati trasmessi a me e a mio fratello da nostro padre, anche lui nominato cavaliere nel 1978». Poi la moda, con Chiara Boni e Pietro Beccari, l'industria con Eufrasio Anghileri e Paolo Bertazzoni, il cinema con Raffaella Leone, i vini con Matteo Brunelli, la discografia con Caterina Caselli. Al Quirinale, in un clima di festa, il capo dello Stato si rallegra per buoni indicatori economici ma invita la politica e gli imprenditori «a perseverare nella lungimiranza, col coraggio di disegnare il domani e non solo il presente». Alla base l'ancoraggio all'Europa. «Il Pnrr è un'occasione straordinaria - spiega Mattarella - però bisogna aumentare la produttività della pubblica amministrazione. Partiamo da un mercato di 450 milioni di abitanti e bisogna lasciare alle spalle il protezionismo, l'autarchia, il controllo dirigista».
Quanto al Welfare, «la credibilità delle istituzioni passa da un livello di vita dignitoso e dai diritti sanciti dalla Costituzione», perciò le trasformazioni dei sistemi produttivi «non devono creare profonde ferite nel tessuto sociale». Conclusione, basta con «le paure irrazionali e le fobie sugli immigrati, il lavoro è uno strumento di integrazione».
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