Mentre la città eterna rischia di morire soffocata dalla «monnezza», Renzi fugge. E lascia che Marino riesca dove ha fallito Nerone. Come in Liguria, quando scelse di non portare la solidarietà del governo alla vittime del nubifragio, per evitare che la sua persona venisse associata alla disfatta dell'amministrazione locale del Pd, anche questa volta, invece di affrontare il disastro del sindaco Pd, Marino, il premier diserta per non essere associato alle disgrazie Capitali. Avrà evitato qualche fischio e pernacchia, ma lavandosene le mani: agli occhi degli italiani, e non solo, è diventato complice di Marino. Ha preferito abbandonare una città e i suoi cittadini alla mercé di un marziano pasticcione, pur di non andare al voto e perdere Roma.
Un premier che governa veramente non può pensare che se Roma è tornata Caput mundi , ma della «zozzeria», il problema sia soltanto un fatto locale e riguardi unicamente una città. Proprio lui che s'era spacciato per il sindaco d'Italia.
Renzi raccontava che avrebbe finalmente affrontato i problemi, invece si è nascosto nella notte, pensando che una partita a bigliardino con Orfini sia meglio che metterci la faccia.
Il premier degli annunci, di fronte all'interesse dei giornali stranieri per lo scempio di Roma, ha saputo annunciare soltanto la propria incapacità. Doveva rottamare la politica, sta dimostrando agli italiani di essere soltanto un politico. Altro che cambiare l'Italia, Renzi non è capace nemmeno di cambiare un sindaco.
Prende schiaffi da Marino e Crocetta, figuratevi cosa potrebbe fargli la Merkel.L'uomo che credeva di essere un grande comunicatore ha sputtanato se stesso. Oggi tutti sanno che quando le chiacchiere stanno a zero, Matteo Renzi preferisce scappare.
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