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Draghi tuona contro i furbetti del vaccino: "Basta saltare la fila"

Mario Draghi senza mezzi termini si è scagliato contro il caos vaccini e contro le logiche che hanno permesso le vaccinazioni agli under 60 e non agli over

Draghi tuona contro i furbetti del vaccino: "Basta saltare la fila"

Mario Draghi è tornato a parlare in conferenza stampa per aggiornare il Paese sulla situazioe vaccinale e pandemica. Il governatore non ha fatto nessun cappello introduttivo ed è partito immediatamente con le domande dei giornalisti, che si sono concentrate soprattutto sul vaccino e sulle novità di AstraZeneca legate alle limitazioni in base all'età.

Il premier Draghi non ha risparmiato critiche alle politiche vaccinali delle singole Regioni, che hanno permesso la vaccinazione di soggetti non fragili e pertanto non esposti. "Bisogna vaccinare prioritariamente gli anziani, gli over 75enni, gli over 80. È il momento di dire: 'smettetela di vaccinare i giovani". È un presidente del Consiglio fermo nelle sue affermazioni, che ha preso posizione in modo determinato sul caos vaccinazioni: "Ma con che coscienza uno salta la lista e si fa vaccinare? Questa è la prima domanda da farsi". Nel mirino del premier anche la formulazione delle categorie prioritarie, comprese quelle in ambito sanitario: "Il personale sanitario in prima linea è giusto che si vaccini, quello che non deve accadere è che la platea del personale sanitario si allarghi, includendo anche chi non è in prima linea".

Mario Draghi ha dettato la road map delle prossime settimane, sottolineando la novità delle vaccinazioni con AstraZeneca consigliate solo per gli over 60: "La prima cosa da capire è che bisogna seguire le linee guida espresse dal ministro Speranza e dal Cts, la raccomandazione è usare AstraZeneca per coloro che hanno più di 60 anni". Franco Locatelli ha spiegato tecnicamente quanto è successo: "Le scelte prese ieri fanno riferimento a eventi straordinariamente rari, 86 casi su almeno 25 milioni di vaccinati. La scelta di raccomandare un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca corrisponde al duplice obiettivo di coprire le fasce di popolazione più fragili e quelle entro le quali ci sono stati casi con complicanze, ossia sotto i 60 anni. Va rimarcato che oltre i 60 anni di età si sono stati casi anche inferiori alle attese di complicanze trombotiche".

Mario Draghi ha rassicurato sulla disponibilità vaccinale, che c'è ed è sufficiente per immunizzare nelle prossime settimane tutti i soggetti considerati fragili: "La disponibilità dei vaccini non è calata, anzi sta risalendo. Non ho dubbi sul fatto che gli obiettivi vengano raggiunti. La disponibilità dei vaccini c'è. Il lavoro procede, il commissario all'emergenza sta facendo bene con le Regioni". Le quantità di vaccino a ora disponibili in Italia permettono di "vaccinare entro aprile tutti gli over 80". Mario Draghi ha sottolineato che "oggi ci sono state 293mila somministrazioni". Per la prima volta, inoltre, il premier ha fatto accenno alla necessità di proseguire con le vaccinazioni anche nei prossimi anni per far fronte alle possibili varianti ma ha rassicurato che ci sarà maggiore attenzione ai contratti, spesso ora redatti in maniera leggera.

Immancabile un passaggio sulle riaperture, a partire dalla scuola, specificando che l'obiettivo è "almeno un mese di attività scolastica, che possano chiudere insieme l'anno". Aprire la scuola è importante ma il premier sottolinea che "sulla didattica a distanza ognuno può avere l'opinione che vuole, ma è meglio di niente". Ieri a Roma e in altre città italiane ci sono state manifestazioni, a tratti sfociate in scontri, frutto dell'esasperazione economica e sociale. Mario Draghi non si è potuto esimere dal commentare quanto accaduto: "Tutti si chiedono sulle riaperture ed è normale perchè la migliore forma di sostegno per l'economia sono le riaperture, sono consapevole della situazione di disperazione. Ci sono state delle manifestazioni, io condanno la violenza ma capisco il senso di smarrimento, e disperazione e anche di alienazione per la ridotta mobilità e le ridotte interazioni sociali".

Ma quando si parla di termini per le riaperture, Mario Draghi non può dare riferimenti temporali definiti: "Quanto più procedono celermente le vaccinazioni, tanto più si potrà tornare a riaprire". Occorre il 10% delle categorie a rischio e meno sugli altri. Non ho una data, ci stiamo pensando ma dipende dall'andamento dei contagi e dalle vaccinazioni per le categorie a rischio". Ma il premier è ottimista sul futuro del turismo a beve e medio termine: "Il ministro Garavaglia indica il 2 giugno? Speriamo. Io spero anche prima, ma l'importanti è farsi trovare preparati e non dare la stagione per morta. Siamo pronti ad accogliere tutti i turisti stranieri in possesso di un certificato vaccinale: piuttosto che preoccuparci delle conseguenze, cominciamo a farlo". Serve, però, collaborazione e su questo Draghi è possibilista: "Collaborazione tra Paesi mediterranei? Si abbiamo parlato della possibilità di collaborare, l'Italia ha molto da imparare da Grecia e Spagna. La stagione estiva è domani, sul turismo hanno già annunciato iniziative importanti".

Ma non si potrà parlare di aperture generalizzate, perché dipenderà tutto dalla progressione della campagna vaccinale. In questo modo Mario Draghi cerca di richiamare l'attenzione delle Regioni nel progredire con le somministrazioni secondo criteri logici: "L'andamento delle vaccinazioni nelle Regioni ovviamente influenzerà le riaperture. Ci sono regioni molto avanzate nella campagna vaccinale. In quelle regioni sarà più semplice riaprire". Tuttavia il premier si dice positivo per il clima collaborativo tra Stato e Regioni. Alla luce del calo dei ricoveri e del funzionamento delle misure di contenimento, come spiegato anche dal professor Locatelli, Mario Draghi in conferenza ha affermato che "c'è la volontà mia e del governo di vedere le prossime come settimane di riaperture e non di chiusure". In tal senso, il premier ha continuato a dettare la linea, perché "vaccinare le persone più a rischio è un dovere e interesse delle Regioni perchè possono riaprire in sicurezza l'economia e più presto".

Consapevole che ci sarebbe stata la domanda sul numero di vaccinazioni delle prossime settimane, Mario Draghi prima di entrare in conferenza ha chiamato il generale Figliuolo, che ha confermato "l'obiettivo delle 500mila somministrazioni al giorno". Il piano vaccinale non è statico ma è in continua evoluzione: "Se nel quarto trimestre avremo vaccinato i più anziani e fragili questa preoccupazione di avere troppi vaccini la gestiremo molto bene. Il generale Figliuolo lavora a una rimodulazione del piano ma senza sostanziali modifiche".

Su AstraZeneca, Mario Draghi confessa che né lui e nemmeno sua moglie l'hanno ricevuto "a cuor leggero" ma che "nei dati questo crollo di fiducia in Astrazeneca si vede meno di quanto uno potesse aspettarsi". Il premier, invece, è poco possibilista sul tema del vaccino russo: "Sputnik per Italia? Vediamo cosa dice l'Ema, poi si possono fare questi contratti, ma da quello che ci hanno detto che le capacità produttive sono molto limitate in dosi non interessanti. Bisogna vedere poi se può essere adattato in caso di varianti". In ogni caso, anche senza lo Sputnik, "l'Italia ha tutte le dosi sufficienti per coprire il 2021, se le consegne verranno rispettate".

Durante la conferenza spazio anche per la questione Alitalia, che Mario Draghi considera "di famiglia". "L'obiettivo è partire subito e fare in modo che la società possa reggersi da sola senza sussidi. I ministri coinvolti stanno facendo di tutto", ha affermato il premier. Importante anche il passaggio sul Recovery plan, che verrà consegnato il prossimo 30 aprile: "È fuori discussione che il Piano preveda assunzione e aggiornamento delle competenze attuali, è previsto. Avevamo già cominciato con il precedente Dl, che riapriva i concorsi. La riapertura è orientata ad assumere o all'aggiornamento, è previsto un forte programma di aggiornamento e di assunzioni mirate".

Fondamentale il passaggio su quanto accaduto in Turchia, con il messaggio di sostegno a Ursula von der Leyen: "Non condivido assolutamente il comportamento di Erdogan nei confronti della presidente Von der Leyen, credo non sia stato appropriato. Mi è dispiaciuto tantissimo per l'umiliazione che Von der Leyen ha dovuto subire.

La considerazione da fare è che con questi dittatori di cui però si ha bisogno di collaborare, o meglio di cooperare, uno deve essere franco nell'esprimere la differenza di vedute, di comportamenti, di visioni, ma pronto a cooperare per gli interessi del proprio Paese".

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