Mariupol è allo stremo: un ultimatum per la resa. E Minsk prepara l'affondo

Gomel è la città delle beffe. La località bielorussa, scelta per i negoziati tra Ucraina e Russia, non è più, o forse non lo è mai stato, il luogo delle speranze di una possibile pace

Mariupol è allo stremo: un ultimatum per la resa. E Minsk prepara l'affondo

Gomel è la città delle beffe. La località bielorussa, scelta per i negoziati tra Ucraina e Russia, non è più, o forse non lo è mai stato, il luogo delle speranze di una possibile pace. Dall'aeroporto di Gomel infatti sono partiti aerei e missili che hanno bombardato le città di Chernikiv, Zytomyr, Lutsk e Rivne. Lo rivela Radio Svaboba, l'ultimo avamposto del pensiero democratico in Bielorussia, pubblicando sul proprio sito alcuni video nei quali si vedono caccia Sukhoi Su-25 in decollo e atterraggio. Non solo, nei filmati si scorgono anche batterie missilistiche. Questo per dimostrare che Minsk in qualche maniera è già entrata da giorni nel conflitto. La notizia è collegata alle indiscrezioni che arrivano da fonti di intelligence di Kiev, convinte di un'offensiva della Bielorussia entro mercoledì. Truppe si stanno avvicinando al confine con le regioni ucraine di Volyn e Rivne. Lukashenko sarebbe quindi disposto a offrire un sostegno militare a Putin, anche se l'opposizione di Minsk manifesta un certo scetticismo. Sergey Kalyakin, leader di «Partyja Lievych», è convinto che le truppe bielorusse diserteranno: «Si rifiuteranno di rispettare le consegne. Siamo convinti che un eventuale ordine d'attacco si tramuterà in un boomerang per Lukashenko. Ci sono reparti dell'esercito che aspettano un appiglio qualsiasi per marciare in direzione del Palazzo d'Indipendenza». Lukashenko, in un'intervista all'emittente giapponese Tokyo Broadcasting ha negato per l'ennesima volta che la Russia abbia chiesto a Minsk di partecipare all'offensiva militare.

In attesa di sviluppi, il 25° giorno di guerra è iniziato con l'ennesimo bombardamento su Mariupol, dove ieri sono riuscite a fuggire circa 4mila persone. La Russia ha sparato missili da crociera Kalibr dal Mar Caspio e missili ipersonici Kinzhal-Dagger dallo spazio aereo della Crimea, la penisola che Mosca ha annesso nel 2014, per distruggere un impianto di stoccaggio del carburante utilizzato dall'esercito ucraino. Poi a sera l'ultimatum: entro stamattina gli ucraini si devono arrendere e lasciare la città. Il portavoce del ministero della Difesa in Russia, Igor Konashenkov, ha annunciato inoltre la distruzione di un altro grande deposito militare di carburante per il rifornimento dei mezzi corazzati, vicino a Kostyantinivka, nella regione del sud di Mykolaiv. In questo caso l'attacco è avvenuto con un missile ipersonico Kinzhal, lanciato da un aereo in volo sulla Crimea, e con missili da crociera Kalibr, esplosi da unità navali sempre nel Mar Caspio. Konashenkov ha anche confermato la morte del vice comandante della flotta russa del Mar Nero, Andrey Paly, deceduto durante i combattimenti nella regione di Mariupol.

Nel Nord del Paese, a Zytomyr, missili ad alta precisione hanno colpito un centro di addestramento per le forze operative speciali. Per i russi sarebbe stata annientata una base nella quale soggiornavano «un centinaio di mercenari stranieri». Continuano poi bombardamenti missilistici russi sulle basi militari ucraine situate a Ovest, tra il fiume Dnepr e il confine polacco. Attacchi che coincidono con l'afflusso dalla Polonia di carichi di armi fornite dai paesi Nato all'esercito ucraino e di volontari occidentali pronti a combattere con le forze di Kiev. Nel sud, Mykolaiv continua a essere bersagliata dal fuoco di artiglieria, diversi edifici residenziali sono stati colpiti e si trovano tutt'ora in fiamme. La strategia dei russi è quella di prendere il controllo della città per bombardare da nuove postazioni Odessa e indebolirla al punto tale da consentire un facile sbarco degli uomini che si trovano a bordo degli Alligator nel Mar Nero. A Berdyansk gli invasori hanno invece sequestrato 5 navi ucraine attraccate nel porto. L'hub è occupato da Mosca dallo scorso 13 marzo e i dipendenti si troverebbero in ostaggio. A Kherson un camion dell'esercito russo si è ritirato di fronte alle proteste della gente del posto. A Chernikiv due persone sono morte, colpite dal fuoco russo mentre consegnavano acqua casa per casa.

Altri combattimenti si segnalano a Est,

in particolar modo a Kharkiv. Secondo alcune testimonianze, i russi non solo avrebbero bloccato il corridoio umanitario in direzione Mala Rogan, ma starebbero sequestrando medicine e generi alimentari destinati ai civili.

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