Roberto Maroni, come va la quarantena? Le pare un sacrificio giusto?
«Ho la fortuna di avere un giardino, lavoro a casa, riscopro cose dimenticate. Sacrificio necessario, è una guerra con un nemico invisibile».
La crisi economica sarà altrettanto drammatica.
«Anche peggiore, tutti i settori avranno bisogno di sostegno. Da ministro introdussi la Cassa in deroga. Ora servono misure dieci volte più consistenti, si dovrà inventare qualcosa».
È favorevole al Mes?
«Nel 2012 ero segretario e la Lega fu l'unico partito a votare contro, pur essendo uno strumento discusso dal governo Berlusconi. In condizioni normali è sbagliato. Ma se ora venisse messo a disposizione senza condizioni sarebbe utile. Sarà in grado l'Europa? Temo di no, decidono i Paesi. Però l'Italia ha il commissario all'Economia, è importante. Confido in Gentiloni. Se non sarà così, è una tragedia».
Tono da unità nazionale, ma il clima è di scontro.
«Sì. Ero d'accordo quando il centrodestra è andato da Conte a proporre collaborazione. Serve anche per la fase 2 e 3, per evitare un crollo spaventoso del Paese. L'offerta c'è stata, la risposta è stata: No grazie, non voglio un comitato di salvezza pubblica. Perché? Forse mal consigliato teme che il passo successivo sarebbe un altro governo».
Draghi?
«Esatto. Quell'attacco non è stata una voce dal sen fuggita ma un messaggio. Un errore che indebolisce l'Italia. Sono pessimista».
È questo clima che rimprovera al governo.
«Più l'emergenza è grave più va trovata unità d'intenti. Invece per rivalità e calcoli mediocri non si è fatto, coi tipici rimpalli italiani. Si sta arrivando all'apertura di decine di inchieste con perquisizioni. Di tutto c'è bisogno tranne che di questo».
Eravamo pronti alla guerra?
«È una crisi senza precedenti, non accuso le istituzioni, ma il governo Berlusconi le emergenze le ha affrontate in modo diverso. È il metodo che conta. Dopo l'alluvione andai in Piemonte da ministro e riunii le istituzioni locali. Così per l'Aquila. Qui è mancata la forza di trovare sinergie. Serve una tregua. Mi aspetto che il presidente richiami tutti all'ordine».
Il Pd vuole commissariare la Regione.
«Follia, manovra politica, non c'entra niente il bene pubblico. Pensavo a una fake news. Una sanità più efficiente di quella lombarda non c'è. Questo modo di fare politica fa rimpiangere non solo la Seconda ma anche la Prima repubblica, e io l'ha combattuta. Pensi a Zamberletti, genio di Varese che ha inventato la Protezione civile. Serve uno spirito diverso, siamo in tempo ma sembra che il governo abbia altro in testa, a partire dal golden power, che pare tanto un modo per rimettere in piedi una Iri 2».
Clima a parte, il governo ha fatto errori?
«Se si fosse dato ascolto a Fontana, le misure le avremmo prese a fine febbraio. Non lo hanno fatto per errori di valutazioni e per rivalsa, non dimentichiamo che c'era stato il voto in Emilia Romagna. Fontana è stato una sibilla cumana per collegarci a De Luca, un altro che ha criticato il governo. Invece lo hanno accusato e ridicolizzato, quando si è messo la mascherina».
Avrebbe potuto esserci lei.
«Ci sentiamo spesso. Fossi stato in Fontana non avrei fatto cose diverse. E la squadra è la stessa. Gallera lo conosco bene, ottimo assessore. Avrei fatto le stesse cose salvo una: avrei rotto di più le scatole al governo. Ma anche lì c'è chi ha fatto bene. Lamorgese un grande lavoro sulle strade e sulla sicurezza».
Dividono Zaia e Fontana.
«So che collaborazione c'è. Le situazioni erano diverse, le strutture regionali diverse. In un'emergenza tutta lombarda Fontana ha dovuto prendere decisioni in base al coraggio di decidere.
Sono stati due capitani coraggiosi nel mare in tempesta senza fari e con la radio che non funziona. Hanno salvato la nave fra gli scogli. Le polemiche sono facili, spero che finiscano e che sia riconosciuto il merito di aver fatto scelte coraggiose, soli, senza sostegno».
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