Proseguono le discussioni in seno al Carroccio. "Io sono una persona leale - dice Roberto Maroni in un'intervista al Foglio -. Sosterrò il segretario del mio partito. Lo sosterrò come candidato premier. Ma da leninista, non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perchè a detta di qualcuno potrei essere un rischio".
"Consiglierei al mio segretario - prosegue Maroni - non solo di ricordare che fine ha fatto Stalin e che fine ha fatto Lenin ma anche di rileggersi un vecchio testo di Lenin. Ricordate? L’estremismo è la malattia infantile del comunismo. Se solo volessimo aggiornarlo ai nostri giorni dovremmo dire che l’estremismo è la malattia infantile della politica".
Il governatore della Lombardia si sofferma anche sui tratti di incompatibilità culturale tra lui e il suo segretario. C'è anche - chiede il Foglio - un’idea diversa del rapporto che deve avere la politica con la giustizia? "Possiamo dirlo. È così - risponde Maroni -. È questo uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a ragionare su un futuro diverso, lontano da un modo di fare politica che capisco ma che, le dico la verità, proprio non mi appartiene".
Maroni interviene anche sulla proposta di abolire il Jobs act. "Io penso che la riforma del lavoro migliore che la politica dovrebbe portare avanti è quella di migliorare la flessibilità prevista dal Jobs Act con alcuni correttivi che erano già contenuti nella legge Biagi, che conteneva un giusto equilibrio tra apertura del mercato e protezione del lavoro". Dunque, come si sarebbe detto un tempo, il Jobs Act non va rottamato? "Non scherziamo. Se mai, migliorato". Purtroppo - aggiunge - tutto questo non si può dire perchè in campagna elettorale, e vale anche per questa campagna elettorale, da una parte e dall’altra ci sono spesso valutazioni su questi temi che prescindono dal merito, frutto di perversi atteggiamenti ideologici in base ai quali tutto quello che è stato fatto prima di noi deve essere cancellato. Questa non è politica, è propaganda".
"Purtroppo bisogna essere sinceri - prosegue l'esponente del Carroccio - e dire che la campagna ricca di propaganda è causata anche da una legge elettorale che costringe in un modo o in un altro a essere tutti gli uni contro gli altri: per ottenere un voto in più di un altro partito viene quasi naturale parlare più alla pancia che alla testa. E proprio per questo, ma spero di sbagliarmi, mi sembra di essere tornati al 1994".
A stretto giro di posta dal Carroccio arriva la risposta a Maroni.
"La Lega di Salvini è questa - dice Gian Marco Centinaio ai microfoni di Radio anch'io (Radio1) -. Prendere o lasciare. Come era la lega di Bossi. C'è spazio per Maroni così come per tutti. L'importante è rispettare le regole".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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