Massacrato a forbiciate, scarcerati i due baristi cinesi

Accusati di omicidio volontario, sono ai domiciliari: "Frustrati per gli altri furti subìti"

Massacrato a forbiciate, scarcerati i due baristi cinesi
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Premesso «che non può trovare applicazione la scriminante della legittima difesa di cui non sussistono i presupposti», il gip della Procura di Milano Tiziana Gueli ieri ha disposto la scarcerazione e concesso gli arresti domiciliari a Chongbing Liu e Zhou Shu, zio e nipote di origine cinese, rispettivamente 49 e 31 anni, accusati di omicidio volontario per avere ucciso con 36 colpi di forbice il 37enne Eros Di Ronza. Il malvivente, un tossicodipendente pluripregiudicato, giovedì all'alba, insieme a un complice che gli ha fatto da palo, aveva tentato una rapina nel loro bar-tabaccheria di viale Giovanni da Cermenate, tra lo Stadera e il Gratosoglio, alla periferia sud di Milano, cercando di portare via una manciata di «Gratta e Vinci» dopo aver scassinato la saracinesca. La pm Maura Ripamonti, magistrato di turno quel giorno, aveva rilevato, negli atti dell'inchiesta in cui chiedeva per i due cinesi la misura cautelare del carcere - la sproporzione tra il fatto e la reazione di zio e nipote. E nell'ordinanza di scarcerazione anche la giudice Gueli sottolinea che «la vittima è stata colpita la prima volta quando era sdraiata a terra, mentre stava uscendo dal bar al di sotto della saracinesca» e «(...) anche nel seguito e nella successiva fuga, veniva inseguita dagli indagati e colpita ripetutamente con numerosi fendenti, in una fase culminante in cui non sussisteva alcuna necessità né di difesa personale né patrimoniale. Per quanto risulta la vittima non era armata e non ha reagito se non per parare i colpi».

Parlando degli aggressori, aggiunge: «Si deve rilevare che vi è stata la perdita totale dell'autocontrollo in una dimensione del farsi giustizia da sé non ammissibile nel nostro ordinamento. È stato riportato che nel corrente anno il bar è stato oggetto di 3 o 4 azioni predatorie. Si inserisce, quindi, in questa ottica, la manifestazione di rabbia e frustrazione per vedere, ancora una volta, il frutto del proprio lavoro dileguarsi in un attimo, con conseguente ingente danno patrimoniale. È chiaro che i due indagati non hanno saputo gestire questa emozione negativa con la necessaria lucidità e razionalità, lasciando che prendesse il sopravvento. Il tutto si è consumato in pochissimi minuti».

«Per come si erano messe le cose non ce l'aspettavamo, siamo soddisfatti - ha dichiarato l'avvocato Simone Ciro Giordano che difende i due cinesi insieme al collega Eugenio Rogliani -. I miei assistiti sono due incensurati e in realtà non erano mai stati rapinati prima d'ora, hanno subito però diversi furti che li hanno profondamente provati. Si tratta di due persone che hanno agito in preda a uno stato d'ira. La gip si è concentrata su questo aspetto nel disporne la scarcerazione».

«Rimane la

questione relativa alla partecipazione dello zio - conclude il legale -. Vedremo in che termini verrà affrontato il suo concorso nell'omicidio, quale incidenza ha avuto. Questo tema verrà affrontato durante il processo».

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