Mesi da dimenticare per il colosso coreano Samsung. Il caso dei Galaxy Note 7 ritirati in fretta e furia dal mercato perché a rischio esplosione potrebbe essere una bazzecola in confronto ai problemi di Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung Electronics e figlio di Lee Kun-hee, attuale presidente del gigante coreano dell'elettronica. Quarantotto anni, un dottorato ad Harvard e un posto da amministratore indipendente nel Cda della Exor, la società di investimento controllata dalla famiglia Agnelli, Lee Jae-yong rischia l'arresto. Colpa di un giro di tangenti emerso durante le indagini che puntano a far chiarezza sull'operato della presidente sudcoreana Park Geun-hye. A dicembre la presidente è stata messa in stato d'accusa del Parlamento per aver violato la Costituzione permettendo alla sua confidente Choi Soon-sil, una privata cittadina senza alcun incarico ufficiale, di pilotare l'azione di governo. Le tangenti pagate dal numero due di Samsung a Choi Soon-sil avrebbero dovuto garantirgli l'appoggio del governo nella successione alla presidenza della società. La richiesta di arresto deve essere convalidata dal tribunale in un'udienza che si terrà domani.
Lee Jae-yong è accusato di aver versato 34 milioni di euro a Choi Soon-sil, che a sua volta è finita in carcere nei mesi scorsi nell'affaire che è costato l'impeachment della presidente Park. I soldi sarebbero serviti per convincere la stessa presidente a far pressioni sui dirigenti del fondo pensionistico nazionale il terzo più grande al mondo per approvare la fusione di due aziende controllate da Samsung, la Samsung C&T e la Cheil Industries. Questo nonostante la fusione comportasse notevoli perdite per il fondo stesso, tra i principali azionisti delle due imprese. La fusione, secondo gli analisti priva di qualunque logica industriale, sarebbe stata fondamentale per aumentare l'influenza del giovane Lee Jae-yong all'interno società, favorendo con il beneplacito del padre la sua scalata alla presidenza del gruppo Samsung. Non solo, Lee rischia anche di essere incriminato per falsa testimonianza. Durante le 22 ore di interrogatorio di questo fine settimana avrebbe reso dichiarazioni palesemente in contrasto con quanto sostenuto lo scorso dicembre nel corso di un'audizione parlamentare sul caso Park.
Fondata nel 1938 come azienda di commercializzazione di pesce e verdura, Samsung incarna la quintessenza dei chaebol, le immense corporazioni industriali tra cui Hyundai/Kia ed Lg che dagli anni Sessanta costituiscono la spina dorsale del miracolo economico della Sud Corea. Aziende totali che si occupano di ogni aspetto della vita dei dipendenti: dalle case in cui vivono all'educazione dei figli. Per decenni controllate da famiglie divenute via via più potenti negli anni della dittatura di Park, padre dell'attuale presidente. Amministrate in modo paternalistico, con un rispetto parossistico della gerarchia e una filosofia neoconfuciana che regola ogni aspetto della vita aziendale, dai rapporti tra i colleghi al rispetto assoluto dovuto ai capi. E dopo l'infarto che ha colpito Lee Kun-hee nel 2014, Lee Jae-yong è de facto a capo dell'azienda che da sola vale il 17% dell'economia coreana, ma i fondi di investimento internazionali che detengono parte delle azioni di Samsung vorrebbero dire la loro sul passaggio di potere. «L'impatto dell'arresto del vice presidente di Samsung sull'economia coreana non è da sottovalutare ha dichiarato al Korea Times Lee Kyu-chul, portavoce del team investigativo ma in un caso come questo la giustizia è più importante».
Il vice presidente di Samsung avrebbe ammesso di aver donato la metà dei soldi contestati a due fondazioni guidate Choi Soon-sil ma nega che i versamenti siano serviti a favorire la fusione.
L'altra metà, quasi 17 milioni, sarebbero invece andati a una piccola società ippica tedesca, la Core Sports, per sostenere la società nelle competizioni di dressage. I soldi però sarebbero serviti per finanziare un'unica aspirante fantina: Chung Yoo-ra, figlia di Choi Soon-sil. Una cavalcata che rischia di travolgere l'economia di un intero Paese.
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