«Condivido i valori di Marcus Thuram. Siamo ancora in un paese dove c'è libertà di parola: lui ha espresso la sua opinione e io sono d'accordo con lui in tutto. Spero, il 7 luglio di poter essere ancora fiero di portare la maglia della Francia». Dopo Marcus Thuram e Ousmane Dembelè, anche la stella della Francia Kylian Mbappé ha preso posizione in maniera netta e decisa nel dibattito politico francese, dopo il voto delle Europee che ha spaccato il Paese e portato il presidente Macron a indire nuove elezioni.
Anche senza citare direttamente Marine Le Pen e il suo partito, il Rassemblement National, il neo attaccante del Real Madrid alla vigilia dell'esordio all'Europeo è entrato a gamba tesa senza sottrarsi allo scontro. «Siamo in un momento cruciale della storia del nostro paese, è una situazione inedita. Bisogna avere chiaro il senso delle nostre priorità: siamo cittadini, non dobbiamo rimanere disconnessi dal mondo. Voglio rivolgermi al popolo francese: siamo una generazione che può fare la differenza, gli estremismi sono alle porte, abbiamo la possibilità di scegliere il futuro del nostro paese. Invito tutti i giovani a votare, a prendere coscienza dell'importanza della situazione. Spero che la mia voce servirà, ma la voce di ogni francese conta», ha detto Mbappè. «Ci sono delle priorità. La partita è importante ma non bisogna essere disconnessi dal mondo e in ogni caso saremo là a difendere la i colori del nostro paese», ha detto l'attaccante.
Il numero 10 e capitano della Francia si è fatto anche portavoce dello spogliatoio confermando quando riferito dall'interista Thuram che aveva parlato di un fronte comune da parte di tutti i calciatori. «In quanto squadra abbiamo pensato di fare qualcosa. Ci siamo molto confrontati sul messaggio che avremmo potuto dare, anche per proteggere i più giovani: è difficile per loro venire qui a esprimersi davanti ai giornalisti e prendere posizione su una questione che non padroneggiano del tutto. Abbiamo voluto proteggere questi ragazzi, che non danno affatto l'impressione di fregarsene. Nessuno se ne frega, all'interno della squadra», ha spiegato, lui che in passato non aveva mai assunto posizioni così nette su temi extra-calcistici.
Decisamente più prudente la posizione del ct Dechamps che, questa volta, ha scelto la via della diplomazia. Nel 1998 lui era capitano della Francia che vinse i Mondiali e attaccò duramente Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, che si scagliò contro una nazionale a suo dire composta da troppi giocatori di colore. «All'epoca subimmo un attacco frontale, per cui risposi. Se verrò di nuovo attaccato frontalmente, risponderò - ha spiegato -. In questo momento il mio ruolo è quello di selezionatore e devo rappresentare l'unità della squadra, ben sapendo che lo sport ha il potere di unire le persone. Dopo l'Europeo, magari, potrò anche rispondere a qualche domanda come semplice cittadino».
In ogni caso, Dechamps ha spiegato che i suoi giocatori «prima che calciatori sono cittadini, non sono al di fuori della situazione che si vive in Francia. Ognuno è libero di dire le cose con parole sue». Oggi i Bleus scenderanno in campo. Ma la sensazione è che non giocheranno soltanto a pallone.
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