"Se uno fa lo sciopero della fame per ripristinare i collegi uninominali, e poi approva l'Italicum, allora era meglio che mangiavi la porchetta". Così Massimo D'Alema ha attaccato Roberto Giachetti nel confronto sulla riforma costituzionale andato in scena ieri alla Festa de L'Unità a Roma in un clima infuocato. Lo scontro tra i due è stato pensantissimo.
“Le uniche due cose che abbiamo in comune io e Giachetti sono l’iscrizione al Pd e la Magica”, ha ironizzato D’Alema. Che poi ha specificato: "Io non guido nessuna corrente, do semplicemente il mio contributo alla campagna referendaria perché c’è una parte della sinistra che non vuole votare sì. Mi sono mosso perché nessuno lo faceva".
Ma Giachetti ribatte mettendo sul tavolo il passato e il fallimento della Bicamerale: "Gli italiani si sono stufati di aspettare riforme che da trent’anni non arrivano”. Ma D'Alema non ci sta e contrattacca: "Abbiamo introdotto l’elezione diretta dei sindaci, è stata fatta la riforma del Titolo V nonostante io fossi contrario. E poi abbiamo modificato l’articolo 81 mettendo il pareggio di bilancio in Costituzione, abbiamo introdotto il giusto processo. Non sono chiacchiere. Il D’Alema del ’97 non avrebbe votato questa legge neanche per idea, questa riforma è un pasticcio".
Contro replica di Giachetti: “Massimo, ti ricordo che nel programma del Pds si parla già di superamento del bicameralismo perfetto. Ed è quello che stiamo facendo noi oggi. Sei stato un leader storico e questa riforma discende dalla storia della sinistra che però troppo spesso si è risolta in chiacchiere”.
Nuovo gancio di D'Alema: "Questa è una riforma costituzionale di governo, approvata da una ristretta maggioranza eletta con il Porcellum che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale. Non c’è nessun mandato elettorale”.
Ma Giachetti non affonda, anzi: "Riforme e Italicum erano il cuore del programma su cui Renzi ha ottenuto la fiducia delle Camere. Sono allibito dal tuo discorso. Vedo che Massimo si adopera per dare consigli ai grillini”.
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