Meloni e la guerra sui dazi: "Non conviene a nessuno Donald sbaglia, glielo dirò"

"No a soldati italiani in Ucraina. L'opposizione cosa ne pensa? Anche Trump ha bisogno di una vera pace"

Meloni e la guerra sui dazi: "Non conviene a nessuno Donald sbaglia, glielo dirò"
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Il «momento non è facile per nessuno» e quando «ti trovi a prendere decisioni che influiranno sulla tua nazione e sul quadro geopolitico complessivo non le prendi con leggerezza». Ancora una volta, Giorgia Meloni predica cautela e invita tutti - dagli alleati europei che si sono riuniti domenica a Londra fino al presidente degli Stati Uniti Donald Trump - a «ponderare le decisioni» e valutare «con calma e nel modo più lucido possibile». Avendo ben chiaro, aggiunge, che «una frattura dell'Occidente ci renderebbe solo più deboli». Insomma, bisogna lasciare da parte «l'emotività» e sedersi a un tavolo tutti insieme. Per questo, ribadisce, «ho chiesto un incontro» tra Europa e Stati Uniti per «parlare in modo franco».

Un appello reiterato, sulla falsa riga di quanto la premier aveva già detto domenica dopo il Leaders' meeting on Ukraine a Londra. Una strada per certi versi in salita, perché l'aggressione in mondovisione di Trump a Volodymyr Zelensky ha complicato non poco il compito della diplomazia. Con il presidente americano che, peraltro, non perde occasione per rincarare la dose. Ancora ieri - proprio mentre Meloni finiva di registrare la sua ospitata a XXI Secolo, trasmissione di approfondimento di Rai1 - l'ex tycoon ha lanciato l'ennesimo affondo: «Zelensky non vuole la pace e non tollererò a lungo la sua posizione». Un approccio di fatto speculare a quello di Vladimir Putin, visto che sempre ieri il Cremlino auspicava l'arrivo di «qualcuno che convinca Zelensky a cedere». Praticamente una presa a tenaglia sull'asse Washington-Mosca.

Il quadro, insomma, sembra di giorno in giorno più complesso. Meloni ne è ben consapevole, ma resta convinta che l'unico modo per arrivare a una «pace stabile, duratura e definitiva» per l'Ucraina è «costruirla in modo che garantisca tutti» e quindi con l'accordo di tutti i protagonisti della partita. «È interesse non solo dell'Europa ma anche di Trump, che - dice la premier - è un leader forte e non può permettersi di siglare un accordo che qualcuno potrebbe violare». Meloni, dunque, continua a guardare il bicchiere mezzo pieno. E sull'approccio muscolare del presidente americano insiste nel predicare prudenza. Certo, quello tra Trump e Zelensky è un «dibattito che normalmente non si fa davanti alle telecamere» e questo «non ha aiutato».

Ma anche se «i toni danno l'impressione che le posizioni siano distanti, in realtà non lo sono» e «l'obiettivo della pace è condiviso». Per costruirla, spiega la premier, ci vuole però «franchezza». Per questo, aggiunge, «ho espresso mie perplessità sulla proposta di invio di soldati europei» in Ucraina «avanzata dalla Francia e dalla Gran Bretagna». Secondo Meloni è una «cosa molto complessa nella realizzazione» e sulla cui efficacia ha molte riserve. Per questo, spiega, «abbiamo detto che non manderemo i soldati italiani in Ucraina».

Infine, la replica alle opposizioni che l'accusano di non prendere posizione nel braccio di ferro tra Europa e Stati Uniti. «Io sto con l'Italia in Europa per l'Occidente e le letture infantili le lascio ad altri perché in questo momento non ce le possiamo permettere», dice la premier. Che aggiunge: «Gli slogan sono bellissimi, ma poi seguono le scelte. Quindi vorrei chiedere all'opposizione se quando dicono che l'Italia deve stare senza se e senza ma dalla parte dell'Europa significa anche che dovremmo mandare i soldati italiani in Ucraina. Su questo sarebbe utile un po' di chiarezza».

Sulla questione dazi, invece, Meloni è decisamente più netta. Perché, spiega parlando del suo rapporto con Trump, «in politica estera non ci sono amici o nemici ma conta l'interesse nazionale». E, aggiunge, «farò di tutto per difendere l'Italia che è una nazione esportatrice», anche se «una guerra commerciale non conviene a nessuno, neanche agli Stati Uniti».

Insomma, il tema del surplus posto da Washington «si può risolvere in maniera positiva piuttosto che avviando un'escalation». Una questione, conclude, «che affronterò e in parte ho già affrontato con Trump» e che «l'Europa affronterà e sta affrontando» con il presidente americano.

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