Meloni non chiude al confronto con l'Anm. Ma sulla riforma il governo andrà avanti

Apertura tattica. Escluse modifiche rilevanti. Si ragiona sul sorteggio e quote rosa al Csm

Meloni non chiude al confronto con l'Anm. Ma sulla riforma il governo andrà avanti
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Più che un'apertura, quella che arriva da Palazzo Chigi sembra essere una pausa di riflessione tattica. Una «disponibilità al dialogo con la magistratura» sulla riforma della Giustizia che ha un duplice obiettivo. Il primo è stemperare il clima nel giorno dello sciopero dei giudici che, stando all'Anm, ha raggiunto l'80% delle adesioni. Il secondo è non lasciar cadere nel vuoto l'appello di Sergio Mattarella, che mercoledì scorso - intervenendo davanti al Csm - aveva invitato tutti a contribuire «alla serenità nei rapporti tra le istituzioni».

D'altra parte, lo scontro tra governo e magistratura divampa ormai da settimane, alimentato dalla riforma che punta alla separazione delle carriere e rinvigorito dal caso Delmastro. Così, mentre le toghe scioperano, a Palazzo Chigi si tiene un vertice di maggioranza. Con la premier Giorgia Meloni e i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini - insieme al ministro Carlo Nordio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e ai presidenti delle Commissioni competenti di Camera e Senato - che decidono di veicolare un messaggio di disponibilità al dialogo. «La riforma della Giustizia - fanno sapere fonti di Palazzo Chigi - non è concepita contro i magistrati, ma nell'interesse dei cittadini». E ancora: «La maggioranza conferma la propria disponibilità a un confronto costruttivo, con particolare attenzione al dialogo con l'Anm».

L'uso dell'espressione «conferma», evidentemente, non è casuale. Perché, è il senso dei ragionamenti che si fanno ai piani alti del governo, la porta è sempre stata aperta, fin dal giorno dell'elezione di Cesare Parodi (appartenente alla corrente di Magistratura indipendente) alla presidenza dell'Anm. Tanto che Meloni aveva dato pubblicamente la sua disponibilità a un confronto. Questo, però, non significa che la premier sia disposta a farsi stoppare la separazione delle carriere. Insomma, ben venga il dialogo ma dentro un perimetro chiaro e non con l'intenzione di fare le barricate contro la riforma Nordio. Altrimenti il governo è pronto a tirare avanti più spedito che mai, puntando a chiudere nel giro di alcuni mesi per poi andare dritto al referendum.

Restano quindi intoccabili i tre cardini della riforma: separazione delle carriere, duplicazione del Csm e Alta corte penale disciplinare. La disponibilità, invece, è su singole questioni. E purché non ci sia un intento dilatorio. Un punto di caduta, per esempio, potrebbe essere quello di aprire alle cosiddette «quote rose» e al «sorteggio temperato» dei membri laici e togati del Csm. Mentre un'altra ipotesi è quella di estendere l'Alta corte disciplinare oltre che alla magistratura ordinaria, anche a quella amministrativa, contabile e militare.

Insomma, il governo ora attenderà le proposte che arriveranno dall'Anm. Perché, spiega Tajani lasciando il Senato dopo il question time, «abbiamo deciso di confrontarci con i magistrati e con gli avvocati e di ascoltare». Quindi, aggiunge, ora «vedremo che cosa chiedono», visto che «è difficile poter decidere prima di ascoltare le richieste». L'unica cosa certa, conclude il ministro degli Esteri, «è che noi non vogliamo assolutamente travalicare i confini del potere esecutivo» e che «da parte nostra non ci sarà mai alcun tentativo di mettere i magistrati sotto l'ala del governo».

L'appuntamento è per mercoledì

5 marzo, quando Meloni non incontrerà solo i vertici dell'Anm ma anche - e prima - l'Unione delle Camere penali, l'associazione che riunisce gli avvocati e che è dichiaratamente a favore della separazione delle carriere.

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