La missione a sorpresa del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, il quartier generale in Florida del neoeletto presidente Usa Donald Trump, che giurerà il prossimo 20 gennaio, produce due risultati di non poco conto per il governo italiano: una «moratoria» sul caso Abedini, l'ingegnere iraniano detenuto dal 17 dicembre nel carcere di Opera e nei confronti del quale Washington potrebbe chiedere l'estradizione, e la promessa del tycoon che non ci sarà alcun disimpegno, nel futuro immediato, da parte della Nato nel conflitto tra Russia e Ucraina. Una visita lampo di appena quattro ore, saltando tutti i protocolli ufficiali. È la stessa premier a mantenere il massimo riserbo sulla missione, affidando ai social un commento di rito: «Bella serata con Donald Trump che ringrazio per l'accoglienza. Pronti a lavorare insieme». Apprezzamento anche da Matteo Salvini: «Bene Meloni da Donald Trump per parlare di pace, di collaborazione industriale e commerciale, di sicurezza e della liberazione di Cecilia Sala. Mentre altri in Italia e in Europa lo attaccano e lo ignorano, noi diciamo Go Donald Go!» L'arrivo di Meloni nel resort di Trump, intorno alle 19.30 (ore americane) nella grande sala da ballo del golf club è accompagnato dall'applauso degli ospiti. Poi le due delegazioni si riuniscono per il bilaterale, al quale hanno partecipato i prossimi segretari di Stato e del Tesoro Marco Rubio e Scott Bessent, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Walz e il futuro ambasciatore a Roma Tilman Fertitta, oltre all'ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia. Da registrare, la piena sintonia registrata tra Meloni e il neosegretario di Stato Rubio. Oltre Musk pare che la premier italiana abbia ora un nuovo sponsor nell'inner circle trumpiano. Trump ha definito Meloni «un'ottima alleata» e «una donna fantastica» che «ha davvero conquistato l'Europa, e tutti gli altri". La frase usata, «she has taken by storm», viene dal linguaggio militare ma è usata in inglese per indicare un grande successo ottenuto in poco tempo.
Il caso Cecilia Sala e il conflitto in Ucraina sono stati i due dossier principali affrontati nel corso della visita lampo. Potrebbe essere definita una «moratoria», un periodo di tregua per richiesta di estradizione nei confronti di Mohammed Abedini-Najafabadi, detenuto in Italia, la promessa strappata da Meloni a Trump. Un periodo limitato durante il quale l'Italia deve provare a tirare fuori dal carcere iraniano Cecilia Sala. Gli ayatollah usano la giornalista italiana come arma di ricatto per ottenere lo stop all'estradizione di Abedini negli Stati Uniti. Una vicenda complicata nella quale il tempo risulta un fattore determinante. Motivo per cui Meloni non ha voluto attendere l'insediamento di Trump fissato il 20 gennaio prossimo. Un'altra tappa chiave sarò l'11 gennaio prossimo quando Meloni incontrerà a Roma il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden.
Più in discesa la strada sul dossier Ucraina: Meloni ha avuto garanzie sul fatto che gli Usa non ritireranno l'appoggio a Zelensky. Dopo la cena, saltando per motivi di tempo il dessert, è stato proiettato un controverso docufilm sulle presidenziali del 2020, che si conclusero con la vittoria di Joe Biden e l'assalto dei trumpiani a Capitol Hill. Eastman Dilemma si concentra sugli sforzi di John Eastman, avvocato e accademico americano, che tentò di mantenere in carica Trump e ostacolare la certificazione della vittoria di Joe Biden.
Eastman è stato incriminato e ha perso l'idoneità a esercitare la professione di avvocato in California. Dopo il film Meloni è ripartita per l'Italia. Inizia la settimana decisiva per risolvere il caso Sala. Oggi alle 14 al Copasir riferirà il sottosegretario Alfredo Mantovano.
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