Il giorno dopo la sconfitta elettorale il centrodestra riflette sulla battuta d'arresto e non si sottrae a una riflessione sulle cause del passo falso in Emilia Romagna e in Umbria. La stessa Giorgia Meloni, nonostante lo score degli ultimi due anni - 11 vittorie nelle Regionali contro 3 da quando è a Palazzo Chigi - rende merito ai vincitori e smentisce ogni voce relativa a una mancata condivisione da parte sua della candidatura di Donatella Tesei.
«Sono dispiaciuta dalla non conferma del governo in Umbria, però voglio fare gli auguri di buon lavoro ai due presidenti eletti. Voglio ringraziare tanto Elena Ugolini quanto Donatella Tesei per il lavoro che hanno fatto. Ho letto delle ricostruzioni abbastanza surreali sul mio giudizio su di lei, un presidente di regione che ha comunque lavorato bene. Lo dicono i dati sull'occupazione, sulle liste d'attesa, sugli investimenti fatti sulla famiglia: ho sostenuto e rivendico la sua candidatura, i cittadini hanno scelto un'altra parte e ne prendiamo atto, faremo le nostre valutazioni», dice in un punto stampa a margine del G20, in Brasile. «In ogni caso non vincere sempre può aiutare a mantenere i piedi per terra».
La premier non si sottrae neppure quando viene sollecitata sulle parole del ministro Valditara sull'aumento della violenza sulle donne dovuto anche all'immigrazione irregolare. «Quello della violenza sulle donne è un tema che siamo purtroppo di là da risolvere. Le cause vanno affrontate tutte quante. Ci sono sicuramente dei dati che parlano anche di un'incidenza significativa dell'immigrazione illegale di massa e questa è una delle ragioni per le quali l'Italia lavora per fermarla».
La riflessione sulle Regionali comunque è avviata e un piccolo campanello d'allarme risuona nelle stanze dei leader. Soprattutto in casa Lega, visto che al di fuori dalle Regioni a cui è legata in maniera strutturale e identitaria la formazione di Matteo Salvini fatica a trovare consensi. Il leader del Carroccio ammette: «Abbiamo perso» e fa quadrato attorno alla sua Donatella Tesei: «Non mi interessa fare i processi a Tizio o a Caio, io lavoro per il futuro, faccio tesoro delle sconfitte e guardo avanti». Numeri alla mano, anche Fratelli d'Italia perde consensi - con l'eccezione di Piacenza, la città di Tommaso Foti, dove rispetto alle Regionali FdI passa dal 31,9 delle Europee al 36% - mentre Forza Italia tiene («Raddoppiati i voti») e rilancia la sua strategia centrista, sottolineando che si vince «solo con i candidati moderati», perché «sono i più capaci di attrarre». Antonio Tajani lancia anche un segnale inserendo nella segreteria nazionale Andrea Romizi, l'ex sindaco di Perugia recordman in Umbria, con oltre diecimila preferenze.
Nel centrodestra si ragiona anche sul ruolo e sul contributo del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. C'è chi ritiene l'imprenditore «colpevole» del tonfo umbro, nonostante il suo bottino personale di voti (più di 6mila nella sua città con Alternativa Popolare consolidatasi terza forza), e chi, invece, lo considera ancora un valore aggiunto su cui investire. Le perplessità si percepiscono soprattutto in zona Fratelli d'Italia. Lui si difende («Io i voti li ho portati») e assicura: «Con me in campo avremmo vinto». Gianfranco Rotondi offre invece una spiegazione diversa. «La sconfitta non è legata alla governance della presidente Tesei, che ha lavorato bene.
Piuttosto è una questione di voto cattolico e moderato, che in Umbria ruota intorno a figure e contesti simbolici come Assisi. Proietti, cattolica e popolare, ha saputo attrarre un elettorato che il centrodestra non è riuscito a mantenere».
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