Angela Merkel si è recata in segreto in visita ad Aleksei Navalny durante il suo ricovero presso l'ospedale berlinese Charité, terminato dopo oltre un mese la scorsa settimana. Lo ha rivelato il settimanale tedesco Der Spiegel. Lo stesso leader dell'opposizione russa ha confermato la notizia, esprimendo «molta gratitudine» per il gesto della cancelliera. «Non mi sembra il caso di definire segreto questo incontro ha detto Navalny -, mi sembra più appropriato definirlo privato: si è trattato di una visita in ospedale e di una conversazione con me e la mia famiglia».
Nonostante queste parole abbiano il senso di non voler strumentalizzare a proprio vantaggio una visita privata, è evidente che recandosi a trovare Navalny dopo l'avvelenamento a base di un agente nervino subito in Russia, la leader tedesca ha voluto effettivamente compiere un gesto politico. Dopo essersi esposta personalmente fino a lasciare che si parlasse dell'eventualità di riconsiderare il progetto del gasdotto Nordstream 2, attualmente in costruzione e destinato a portare direttamente in Germania il gas naturale estratto nell'Artico russo, Merkel conferma così di non voler consentire che un atto così grave come quello commesso ai danni di Navalny possa sembrare tollerato dal suo Paese. Secondo Der Spiegel, anzi, la visita fatta al capo dell'opposizione russa ha proprio lo scopo di dimostrare che la cancelliera intende andare fino in fondo alla questione, e che pretenderà da Vladimir Putin delle spiegazioni serie e convincenti su quanto accaduto lo scorso 20 agosto a bordo del volo interno Tomsk-Mosca, dal quale Aleksei Navalny fu fatto scendere in stato di coma dopo aver subito un improvviso grave malore.
Finora il Cremlino ha scelto la strada della pura e semplice negazione di ogni responsabilità rispetto all'avvelenamento dell'uomo politico che Putin più teme. Quindici giorni fa, addirittura, nel corso di una telefonata che deve aver avuto dei momenti surreali, il presidente russo era arrivato a suggerire al suo omologo francese Emmanuel Macron che Navalny avrebbe anche potuto essersi avvelenato da solo. A questa incredibile ipotesi, l'uomo che ha dovuto trascorrere 32 giorni (18 dei quali in stato comatoso) in un ospedale tedesco prima di potersi rialzare aveva reagito con sbalordita ironia: ebbene sì, aveva detto, il mio piano consisteva nell'autodistruggermi col novichok per finire in un obitorio in Siberia, ma Putin mi ha smascherato...
La tenace sfida politica portata al Cremlino da Angela Merkel ha probabilmente anche a che fare con la volontà della cancelliera, che l'anno prossimo lascerà la vita politica, di non congedarsi con un gesto di incoerenza che lascerebbe una macchia sulla sua reputazione. È però chiaro che, quando il duello verbale con Mosca sul caso Navalny si sarà verosimilmente esaurito con un nulla di fatto, la prova della verità sarà proprio la questione del gasdotto: ci sono in ballo interessi economici enormi, e all'interno della sua stessa maggioranza di governo la Merkel incontrerebbe forti resistenze se decidesse di far cadere Nordstream.
Frattanto Navalny combatte le sue battaglie legali.
Da una parte il suo staff ha annunciato che farà ricorso alla Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, contestando il rifiuto della giustizia russa di aprire un'indagine per tentato omicidio e uso di armi chimiche. Dall'altra rimane aperta la vicenda del sequestro dell'appartamento e dei conti bancari di Navalny che Yevgeni Prigozhin, un personaggio molto vicino a Putin, ha ottenuto da un tribunale moscovita.
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