Merkel ricorda Berlusconi. "Non fui io a farlo cadere"

L'ex cancelliera accolta da star: "Non mi pento di nulla. Ora è appropriato parlare di debito europeo"

Merkel ricorda Berlusconi. "Non fui io a farlo cadere"
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Angela Merkel è sempre uguale a se stessa: blazer blu, pantaloni neri, le mani in grembo nel suo tipico gesto, il tono di voce tra il professorale e il materno. A essere cambiato è il mondo : in tre anni esatti (non è più al potere dall'8 dicembre 2021), un paio di guerre, tra cui il primo conflitto europeo dal 1945, un Occidente che era trionfante e che oggi gioca in difesa, gli equilibri politici quasi ovunque stravolti. Per non parlare della Germania dove ieri il suo successore, Olaf Scholz, ha convocato il Bundestag per il 16 dicembre in modo da essere sfiduciato e aprire la strada alle elezioni politiche.

Eppure la voce dell'ex Cancelliera non sembra aver perso appeal. Ieri a Palazzo Clerici, nel centro di Milano, sono arrivati in 800, quasi si trattasse di una rock star, per ascoltare la presentazione, l'unica in Italia, del suo libro di memorie, «Libertà», pubblicato nel nostro Paese da Rizzoli. Una tournée che l'ha già portata in mezza Europa. Con accoglienze da diva: in Gran Bretagna è stata protagonista di una serata con 2.500 persone con biglietti che andavano dalle 80 alle 100 sterline.

Dopo un pranzo da Cracco e un pomeriggio trascorso a firmare copie del suo libro nella libreria di Galleria Vittorio Emanuele, in serata, fedele al personaggio, non ha fatto concessioni allo spettacolo: un saluto iniziale a Mario Monti, seduto tra il pubblico, «Con lui ho lavorato bene», e poi la consueta e metodica capacità di analizzare e sminuzzare i temi proposti (in questo caso dall'intervistatore Walter Veltroni) evitando il minimo rischio di polemiche e di passaggi scabrosi. Da questo punto di vista il passaggio più merkeliano è stato quando Veltroni le ha chiesto un giudizio sugli ultimi eventi siriani. Serafica la risposta: «Non posso esprimere valutazioni, spettano a chi oggi ha responsabilità politiche».

Più netto, invece, il responso sul vincolo al debito, il cosiddetto Schuldenbremse, approvato sotto il suo cancellierato, che negli ultimi anni ha imprigionato in una camicia di forza l'economia tedesca.

«Non sono affatto pentita di averlo introdotto. Spesso quando si parla di economia si pensa solo all'attuale generazione, bisogna pensare anche quelle future. Certo quando le cose cambiano anche la Costituzione può cambiare. E oggi c'è un'emergenza, l'assalto della Russia all'Ucraina. Il vincolo può essere allentato, non per spese sociali ma per fare investimenti». Un'evoluzione c'è stata anche su un altro vecchio problema, questa volta europeo: «Ritengo sia appropriato pensare a un debito comune. Un po' alla volta ci si arriverà».

Quanto all'Italia Merkel ha affrontato i suoi rapporti con Berlusconi rispondendo alla domanda sulla sua famosa risatina con Sarkozy in un vertice europeo: «Non sono stata certo io a farlo cadere, le cose non funzionano così. Certo non eravamo del tutto soddisfatti delle sue riforme, come la Bce e il Fmi. Era tardi, io e Sarkozy ci guardammo, poi la stampa fece del sensazionalismo, come se avessimo esercitato un potere nascosto».

Ottimi i rapporti con Draghi: «Ma non mi aveva informato della sua decisione di imbracciare il bazooka a difesa dell'euro» e sull'emigrazione «è vero che ho visto nel periodo del mio cancellierato scarsa solidarietà nei confronti dei Paesi esposti in prima linea». Per il resto poche chiacchiere: «Il compito dei politici», conclude l'ex Cancelliera, «è dare risultati, non fare bei discorsi».

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