Metà Italia rischia le feste in giallo. Veneto, via ai test prima delle cene

Ieri il picco di casi. L'Iss: "La curva cresce ovunque, tra un mese allerta ricoveri". Figliuolo: "A Natale siate responsabili". Rezza: "Evitare aggregazioni". Zaia: "Tamponi se vedete gli amici e i familiari"

Metà Italia rischia le feste in giallo. Veneto, via ai test prima delle cene

E siamo a sette. Da lunedì oltre a Friuli-Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano e Calabria saranno in giallo anche provincia autonoma di Trento, Liguria, Marche e Veneto. Sono 12 milioni di italiani in castigo, un quinto del Paese. Ma potrebbero diventare molti di più tra Natale e Capodanno, visto che diverse regioni importanti hanno numeri vicini al primo livello di allarme. Tra esse la Lombardia, che ha l'occupazione dei posti letto in area non critica al 9,61 per cento (il limite è al 10) e quella delle aree non critiche al 14,06 (limite al 15); il Lazio che già supera già il limite per le terapie intensive (è all'11,77) ma sale anche per le aree non critiche (12,90); e l'Emilia-Romagna che ha le terapie intensive all'11,47 e le aree non critiche al 10,99.

Finire in giallo non è un dramma, intendiamoci, soprattutto per i vaccinati. Ma è un sassolino nella scarpa delle regioni. Più serio sarebbe finire in arancione, prospettiva che per il momento appare ancora lontana («Il Veneto in arancione? Al momento il rischio non c'è», taglia corto il governatore Luca Zaia). Lo stesso Zaia che però ha firmato un'ordinanza che sarà in vigore da domani e che di fatto anticipa di un giorno quella ministeriale: mascherina obbligatoria anche all'aperto e test ai sanitari ogni quattro giorni. Ma Zaia va oltre e raccomanda: «Per le feste, pranzi e cene, anche per i nuclei familiari diversi che si riuniscono, che sono estranei da un punto di vista epidemiologico, consigliamo se possibile di fare un test rapido, che sarà anche contestato ma è meglio che senza».

I numeri del resto preoccupano. Ieri si sono conteggiati 28.632 casi, il dato più alto dai 29.003 del 26 novembre del 2020, oltre un anno fa (il record assoluto restano i 40.902 del 13 novembre 2020). L'incidenza va sempre più in alto (255,8 casi ogni 100mila abitanti) e la percentuale di tamponi positivi sui totali è del 4,28 per cento (la più alta dal 16 agosto 2021). E dopo settimane di rallentamento va registrata anche un'accelerazione della progressione. La scorsa settimana nei primi cinque giorni si erano verificati 76.242 casi, nei primi giorni di questa ben 111.325, con un aumento del 46,02 per cento. Crescono anche i morti che sono 120, per il quarto giorno a tre cifre (record assoluto sono i 992 del 3 dicembre 2020). Va meglio negli ospedali, dove ci sono 7.520 pazienti Covid ricoverati in area non critica (aumento settimanale del 16,00 per cento) e 923 in terapia intensiva (aumento settimanale del 13,11 per cento). Un'analisi che trova conferma nel report dell'Ecd, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, secondo cui in Italia i casi aumenteranno ancora, ma le ospedalizzazioni e le morti potrebbero stabilizzarsi, mentre i ricoveri in terapia intensiva calare. Si dissocia invece Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui «dalle proiezioni si evidenzia che con questo andamento attuale più regioni hanno una probabilità arrivare a una occupazione di posti letto significativa entro quattro settimane». Per Brusaferro la variante omicron si diffonde anche in Italia («segnalati 55 casi isolati e identificati»), «le fasce più giovani si confermano quelle dove circola maggiormente il virus, in particolare le fasce d'età 0-9 e 10-19 anni seguite da 30-39 e 40-49 anni» e «confrontando l'andamento di questa stagione con quello dello scorso anno, vediamo che i casi notificati di infezione hanno raggiunto lo stesso livello dei casi notificati nel 2020. Mentre le ospedalizzazioni, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi sono, sebbene in crescita, inferiori a quelli dello scorso anno». Chiaroscuro. O forse scurochiaro.

E mentre Giovanni Rezza, dg della Prevenzione del ministero della Salute, invita tutti a «evitare grandi aggregazioni e mantenere dei comportamenti ispirati alla prudenza», il commissario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, in visita all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha detto che «il Natale è un momento di compere e

assembramenti, ma dobbiamo continuare a essere responsabili» e ha invitato tutti a vaccinarsi perché «questo virus muta: cerchiamo di contrastare questa variante correndo sulle terze dosi». Ma questo ormai è chiaro a (quasi) tutti.

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