
Per Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, ex direttore del Tg2, si è conclusa - e si è conclusa bene, con l'archiviazione - la parte giudiziaria della sua odissea, iniziata con il gossip giornalistico, la scorsa estate, sul suo rapporto con Maria Rosaria Boccia: la donna che ha sollevato il polverone per la sua mancata nomina a consulente ministeriale, ora indagata per stalking, falso e lesioni personali. Sangiuliano ha passato mesi tremendi dopo le sue dimissioni. Non ha saputo spiegarsi il perché tanta cattiveria contro di lui. Ora si è ripreso ed è pronto a tornare in campo nel mondo del giornalismo: da qualche settimana è corrispondente della Rai a Parigi.
Prima di cominciare mi dica come sta
«Meglio ma non bene. Prezzolini, quando andò a vivere negli Usa, dove è rimasto trent'anni, scrisse: l'America mi rifà. Spero avvenga anche a me con Parigi».
Il tribunale dei ministri ha detto che lei è innocente. Vicenda conclusa?
«Sono stati mesi di grande sofferenza esistenziale. Ora voglio voltare pagina. Ho trovato sulla mia strada magistrati competenti e di grande professionalità che hanno analizzato i fatti. Ho sempre creduto nella giustizia. E voglio ringraziare i miei avvocati: Silverio Sica e Giuseppe Pepe».
Cosa rappresenta per lei questa sentenza di archiviazione?
«Il riconoscimento che sono una persona perbene. Per me è la cosa che più conta».
Il danno che ha avuto da questa vicenda è irreversibile?
«Per molti versi sì. Credo di aver subito un massacro mediatico senza precedenti, per nulla. Braccato, chiuso in casa senza poter uscire. Ora documenterò con prove schiaccianti, nelle sedi opportune, che sono state scritte cose assolutamente inventate, gigantesche fake, fatti mai avvenuti, luoghi nei quali non sono mai stato. Chi scrive dovrebbe pensare sempre che ci sono in ballo persone, esseri umani, e non farsi accecare dall'odio».
Come le è cambiata la vita?
«Provo a recuperare il senso delle cose importanti, anche una semplice passeggiata».
Mi dica i vari step emotivi che ha affrontato?
«Panico, sofferenze fisiche, lunghe notti insonni. Jean-Paul Sartre scrisse che l'inferno sono gli altri, per me lo è stato: un accanimento feroce».
A un certo punto sembrava che non riuscisse a trovare la forza per reagire. Dove l'ha trovata?
«Sicuramente nella fede e negli amici che mi hanno sostenuto».
Ha sentito vicinanza, solidarietà? Qualcuno che non si aspettava?
«Mi ha sostenuto tanta gente comune, che prima non conoscevo. Nella mia città, Napoli, vengo spesso fermato per strada con grandi manifestazioni di affetto. Ricevo dalla Campania lettere o mail quasi quotidiane. Poi il sostegno di alcuni colleghi a cui mi lega antica e fraterna amicizia. Tanti esponenti politici, ovviamente della maggioranza ma anche qualcuno del Pd o dei Cinquestelle. La solidarietà più bella è stata una lettera della senatrice Liliana Segre, persona che ritengo di grande statura morale».
Solitamente quando accadono vicende così forti nella vita si fa un bilancio rispetto agli amici veri e quelli di convenienza. Anche per lei è stato così?
«Questo fa parte della vita».
Di tutta questa vicenda cosa le resterà?
«Amarezza».
Con il senno di poi era giusto dimettersi o è stato un eccesso di zelo?
«Me lo chiedo ogni giorno».
È tornato al giornalismo. Ora Parigi. Una ripartenza?
«Torno al mio lavoro con rigore, imparzialità e fedele ai canoni del servizio pubblico, onorato di lavorare per la Rai, ancorato solo ai fatti e alle notizie. Poi sono un curioso e trovo stimolante misurarmi con una grande nazione come la Francia, un laboratorio politico interessante. Quella francese è una grande cultura, come ho detto mi piacerebbe scrivere di François Mitterrand, un grande intellettuale prima ancora che politico: ho iniziato a studiare il personaggio».
Soddisfatto del suo lavoro da ministro? Ha delle raccomandazioni da lasciare a Giuli?
«Il sindaco di Milano, Beppe Sala, quando nel dicembre scorso fu inaugurato palazzo Citterio uno splendido edificio acquistato negli anni Settanta e poi rimasto chiuso nonostante le enormi potenzialità mi telefonò per dirmi: è merito tuo. Ci ero andato quasi una volta al mese per verificare che i lavori andassero avanti. Ogni tanto qualcuno mi chiama e dice: sono davanti al Pantheon, hai fatto bene a far pagare i turisti. Potrei fare un lungo elenco delle cose che sono state fatte. Sono sicuro che Giuli farà altrettanto».
Ricomincia con quali emozioni?
«Ricomincio con grande concentrazione, determinato a fare bene».
Questa vicenda come l'ha cambiata?
«Mi è cambiata la prospettiva delle cose, valuto meglio le priorità della vita. E poi resta la paura degli altri. Non mi aspettavo che si potesse arrivare ad un tale livello di falsificazione della realtà».
Il suo telefono non smette mai di squillare.
«È vero...Il mio telefono a tutte le ore si riempie di messaggi di gente comune, a cui tengo tantissimo, e di rappresentanti delle istituzioni. Tutti dicono la stessa cosa: hai subito un linciaggio indegno».
La politica è un capitolo completamente chiuso? Mai pensato a candidarsi come sindaco di Napoli?
«Sono troppo amico di Gaetano Manfredi che mi è stato molto vicino in questi mesi».
Oggi cosa desidera?
«Ora la cosa che più mi importa è ritrovare serenità nel lavoro giornalistico e in quello intellettuale. Leggere, studiare, narrare, lavorare sulle idee e sulla realtà che ci circonda».
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