Michel lascia, Orbán verso il Consiglio Ue

Il presidente si candida in Belgio. Fino a nuova elezione, al suo posto il premier ungherese

Michel lascia, Orbán verso il Consiglio Ue
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Sorpresa (molto sgradita all'Ucraina) da Bruxelles. Charles Michel, attuale presidente del Consiglio Europeo che sarebbe dovuto rimanere in carica fino al prossimo novembre, ha annunciato l'inattesa decisione di candidarsi alle prossime elezioni per l'Europarlamento che si terranno in giugno.

Di conseguenza, entro luglio, l'organismo composto dai capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue e che ne definisce priorità e indirizzi politici generali, rimarrà senza una guida.

Mentre già si registrano reazioni di meraviglia e aperti dubbi vengono espressi riguardo l'opportunità di una scelta del genere, emerge un'importante ricaduta di questa «sorpresina della Befana»: le procedure in caso di mandato interrotto per «impedimento» prevedono che fino all'elezione di un successore il presidente del Consiglio Europeo venga sostituito dal leader del Paese che esercita la presidenza semestrale dell'organismo.

Il caso vuole che dal prossimo 1° luglio quel Paese sarà l'Ungheria, le cui posizioni anti europeiste sono note. In particolare, il premier ungherese Viktor Orbàn si è distinto per un aperto ostruzionismo verso le politiche europee di sostegno all'Ucraina, guadagnandosi la nomea di quinta colonna di Vladimir Putin a Bruxelles. Com'era facile prevedere, a Kiev la notizia delle impreviste dimissioni di Michel assommata al rischio di vederlo sostituito da un nemico giurato della causa ucraina ha provocato non solo sconcerto, ma vera preoccupazione. Si teme, fondatamente, che se i membri dell'Ue non trovassero in tempi rapidi un'intesa sul nome di un successore adeguato alle circostanze, Orbàn come successore di Michel scrive il «Kyiv Independent» «causerebbe con ogni probabilità ulteriori conflitti tra i membri della Commissione».

Com'è noto, l'Ungheria non solo ha ostacolato più volte e in vari modi il sostegno europeo all'Ucraina, ma si è opposta alle sanzioni contro la Russia che l'ha aggredita e ha anticipato di voler contrastare nel prossimo futuro le ambizioni di adesione dell'Ucraina all'Ue, con Orbàn che ha dichiarato con toni sprezzanti che questo tema non dovrebbe nemmeno arrivare a causare contrasti nel Consiglio Europeo, perché a suo avviso non sarebbe nemmeno il caso di farne elemento di discussione. Di recente, inoltre, il premier di Budapest si è rassegnato a rendere possibile l'approvazione dell'apertura di negoziati ufficiali per l'adesione di Kiev all'Ue (che richiede l'unanimità tra i Ventisette) soltanto allontanandosi dalla sala dove si votava, ma ha definito «pessima» quella storica decisione. Subito dopo, però, ha promesso che si opporrà alla concessione di aiuti economici europei a Kiev, costringendo gli altri ventisei Paesi a programmare questi aiuti su basi nazionali.

In tutto ciò, Michel ostenta serenità. La sua candidatura nelle liste dei liberali di Renew Europe ha il senso afferma di una rinnovata volontà di servire il progetto europeo in un momento decisivo.

Michel si dice certo che ci sarà il tempo di anticipare la nomina del suo successore a prima del suo giuramento come eurodeputato. Ma allude anche a «diverse opzioni da discutere in Consiglio prima che inizi la presidenza ungherese».

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