Mettetevi comodi, perché sul decreto Salvini la sfida non si è ancora chiusa: dopo le ultime sentenze, la legge sull'immigrazione rischia davvero di incagliarsi contro i ricorsi di migranti e sindaci "ribelli".
Che non sarebbe stata una passeggiata, lo si era capito dal coro di proteste sollevate dai vari De Magistris, Orlando e Anci nei mesi scorsi. C'è chi lamenta l'abolizione della protezione umanitaria e chi la decisione di non iscrivere al registro dell'anagrafe i richiedenti asilo in attesa dell'esito della commissione territoriale. Su entrambe le questioni nei giorni scorsi sono state pubblicate due sentenze importanti. A Bologna, il giudice ha obbligato il Comune a dare seguito all'iscrizione anagrafica di due immigrati (un uomo e una donna) in barba al dl Salvini. La Cassazione, invece, ha riconosciuto che l'applicazione del decreto è da considerarsi retroattiva: l'abolizione del permesso umanitario varrà per tutti i migranti la cui domanda non è ancora stata vagliata e non solo per quelli che (come sperava la sinistra) hanno fatto richiesta d'asilo dopo l'approvazione della legge. Per Salvini, dunque, un punto a favore e uno contro.
Il vero terreno di scontro è quello sull'iscrizione anagrafica. Il giudice di Bologna, Matilde Betti, ha accolto il ricorso di una donna presentato dagli avvocati Paola Pizzi e Antonio Mumolo, volontari dell'Associazione Avvocato di strada Onlus. La straniera, ospite di una struttura di accoglienza, aveva dichiarato di aver lasciato il proprio paese sentendosi perseguitata a seguito della sparizione del marito e del figlio e di non disporre di una sistemazione alloggiativa stabile. Il Comune le aveva negato la residenza in base al dl Salvini. Ma alla fine ha vinto lei.
Il decreto - si legge nella sentenza - "non contiene un divieto esplicito di iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo", ma dice che "il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non vale a consentire l'iscrizione anagrafica (...) in base a tale permesso". Un cavillo? Forse. "La dizione 'non costituisce titolo per la iscrizione anagrafica' - spiega infatti la toga - pone un immediato problema interpretativo, poichè nel quadro normativo non si rinvengono situazioni di fatto o titolarità di documenti che 'costituiscano titolo' per l'iscrizione anagrafica nei registri della popolazione residente". In sostanza, secondo il Tribunale il decreto non vieta la residenza ai richiedenti asilo, ma impedisce solo che a presentare la richiesta siano i centri di accoglienza. Nessun automatismo, insomma. Ma "se un soggetto va all'anagrafe in modo autonomo e chiede l'iscrizione senza il tramite di nessuna struttura,- spiega l'avvocato Momulo - deve ottenerla se ha i requisiti". Senza contare che, per la toga emiliana, rimandare la decisione alla causa di merito comporterebbe un "pregiudizio irreparabile". Dunque sarebbe contro la Costituzione.
Il ministro dell'Interno non nasconde la sua ira per decisioni "vergognose" prese da giudici che vogliono "fare politica e cambiare le leggi". "Lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra", ripete irritato il ministro rivolgendosi alla Betti. Salvini ha già annunciato ricorso, ma il problema rimane. Sebbene infatti fonti del Viminale facciano sapere che sentenze come quelle di Bologna "non intaccano la legge", un po' di preoccupazione c'è. Tre verdetti non cambieranno la norma, ma fanno giurisprudenza. E non è escluso che altre toghe non decidano di seguire l'esempio dei colleghi emiliani e toscani. Certo, servirebbero ricorsi in Tribunale da parte di altri migranti. Ed è proprio qui che la storia si fa piccante.
Il presidente di Avvocato di strada onlus, infatti, ha già avvertito il ministro dell'Interno. "Se Salvini ci costringe a farlo - ha detto Momulo all'Adnkronos - faremo ricorso in tutte e 54 sedi delle città italiane dove siamo presenti".
I responsabili sparsi nel Belpaese sono già stati avvertiti: "Accompagneranno i richiedenti asilo all'anagrafe per chiedere la residenza - spiega il legale - se i sindaci li iscriveranno, benissimo, non ci sarà bisogno di instaurare un contenzioso di massa, ma se non li iscriveranno, disapplicando la legge, saremmo costretti a ricorrere all'autorità giudiziaria, per ottenere sentenze analoghe a quella di Bologna". La guerra è aperta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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