L'ultimo atto, esclusivamente per una questione cronologica, è stato scritto due giorni fa al Tribunale di Vibo Valentia, in Calabria: il giudice Ida Cuffaro ha disapplicato la norma, contenuta del decreto Piantedosi del 2023, che prevede il sequestro amministrativo di 20 giorni per le navi Ong che si rifiutano di adempire agli ordini della Guardia Costiera. La norma è «cassata», lo Stato deve pagare 10mila euro all'Ong Sea-Eye. È solo l'ennesimo capitolo della lunga guerra portata avanti dalle toghe contro l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. E non c'entra l'immigrazione o il diritto internazionale. L'offensiva, aperta da un pezzo della magistratura, colpisce tutti i provvedimenti: riforme, giustizia, sicurezza, sanità, Pnrr. E ovviamente, l'immigrazione. La sentenza del giudice, Iolanda Apostolico, del Tribunale di Catania, appena dimessa dalla magistratura, fece scuola. Poi sono arrivati i magistrati del Tribunale di Roma, Silvia Albano e company, che hanno demolito a colpi di sentenze (già scritte) il protocollo tra Italia e Albania sui migranti. Ma la verità e che non c'è atto del governo che non incontri sulla propria strada l'alt della magistratura. Altro che Schlein, Conte e Calenda. La vera opposizione al governo Meloni l'hanno fatta i giudici in questi primi due anni.
«La magistratura si pone sempre di più come una controparte dell'esecutivo. Da Bologna a Vibo Valentia, vediamo di tutto e di più. Vediamo la giudice Albano fare sentenze contro le espulsioni dei clandestini e poi sedere accanto a Landini ai 60 anni di magistratura democratica. L' uso politico della giustizia da parte di gruppi di sinistra che nessuno contrasta, nemmeno il presidente del Csm, che sappiamo bene chi sia, sta avvelenando la vita pubblica. È una vergogna. Anche la giovane Cuffaro (giudice di Vibo Valentia) segue questa direzione. Mi permetto di esprimere tutte le mie riserve sull'ultima decisione» tuona al Giornale il capogruppo al Senato di Forza Italia Maurizio Gasparri. Capitolo giustizia. Il centrodestra ha approvato una legge che cancella il reato dell'abuso d'ufficio. Ecco che subito si è messa in moto la macchina delle toghe. Al Tribunale Firenze la terza sezione penale ha accolto la richiesta di una parte civile in procedimento per abuso d'ufficio, portando il caso all'attenzione della Corte Costituzionale. Le toghe si preparano a una nuova guerriglia contro una legge varata dalla maggioranza di centrodestra. Il deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera e ispiratore della norma che cancella l'abuso d'ufficio offre al Giornale un'analisi quanto mai lucida: «Per anni le toghe, con i governi grillini e della sinistra, hanno diretto le riforme. Con il centrodestra al governo la musica è cambiata. Il Parlamento si è riappropriato della propria funzione, cioè quella di legiferare, e la politica del proprio ruolo. È chiaro che un pezzo della magistratura si ribelli e provi in tutti i modi a neutralizzare le riforme. Esiste un tentativo sistematico di bloccare le leggi. I giudici devono applicarle, non possono travalicare i propri confini entrando nel campo della politica. Domani (lunedì) approda in Aula la riforma sulla separazione delle carriere e i giudici già minacciano lo sciopero prima ancora che il provvedimento sia esaminato. Siamo all'assurdo». Quando si parla di riforme, si pensa all'autonomia differenziata. Anche in questo caso il giudice ha provato a svuotare il pacchetto di leggi varato del ministro Calderoli. Le Regioni rosse hanno promosso un ricorso in Corte Costituzionale contro la legge sull'autonomia differenza.
I magistrati hanno accolto i rilievi e obbligato il governo a modificare il testo. Ancora, i giudici costituzionali, tre giorni fa, hanno accolto il ricorso della Campania sui fondi destinati alla sanità in Manovra. Sempre contro il governo Meloni. Che novità!
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