Lunedì sera, passate da qualche minuto le otto e mezzo e dopo un Consiglio dei ministri di quasi tre ore, Giorgia Meloni e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, si sono spostati nell'ufficio della premier per un faccia a faccia di circa un'ora tutto dedicato al tema sicurezza. Questione di ampio respiro e che prevede, tra gli interventi, misure per il rafforzamento di dotazioni e organici delle forze di polizia, una migliore qualificazione della polizia locale e azioni di contrasto alla violenza giovanile. In verità, però, il cuore del dossier è il capitolo immigrazione. Per due ordini di ragioni: la prima più contingente, legata ai diversi casi di reati violenti commessi da immigrati irregolari (in ultimo la tragedia di Rovereto); la seconda più strutturale, perché i dati del Viminale confermano che quest'anno gli sbarchi sulle nostre coste sono più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2022.
Numeri che non possono che preoccupare un governo che in campagna elettorale ha molto battuto sul tema, promettendo una politica di maggior rigore. Certo, i flussi migratori dipendono soprattutto da causa esogene, che sono sociali, politiche, economiche e ambientali. Però il dato numerico registra un incremento di quasi il 110% rispetto allo scorso anno. A lunedì - cifre del ministero dell'Interno - gli sbarchi del 2023 erano 93.685, contro i 44.637 dello stesso periodo del 2022. E i migranti che arrivano in Italia partono quasi tutti da Tunisia (58.488) e Libia (30.495). Mentre i restanti salpano da Turchia (4.315) e Algeria (387).
Insomma, è evidente che la crisi sociale e finanziaria in cui versa da mesi Tunisi sta incidendo non poco, nonostante il memorandum firmato tra Ue e Tunisi e l'impegno di Meloni che ha già fatto visita al presidente Kaïs Saïed ben tre volte (di cui due in compagnia della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen). Un impegno, spiegano dal ministero dell'Interno, che ha però portato dei risultati, visto che in questo 2023 la Tunisia ha bloccato alla partenza ben 35mila persone. Non un dettaglio, fanno notare dal governo, anche in considerazione del fatto che solo una minima parte sono cittadini tunisini. L'altro dato a cui si guarda con fiducia, poi, è il decremento della curva degli arrivi: se nel primo trimestre dell'anno si è sfiorato il +200% rispetto al 2022, lunedì scorso si era intorno al +100%. Il trend, insomma, fa ben sperare il Viminale.
Anche per queste ragioni, dunque, il governo ha deciso di annunciare per settembre un corposo pacchetto sicurezza. Le tecnicalità dovranno ora essere buttate giù dall'ufficio legislativo del ministero dell'Interno, ma la via è quella di prevedere facilitazioni per l'espulsione dei richiedenti asilo che compiano reati violenti nelle more della domanda (con conseguente congelamento della richiesta) o che abbiano alle spalle comportamenti violenti o pericolosi. Nel pacchetto, poi, rientrerà anche un inasprimento delle pene per gli autori di azioni violente contro le forze dell'ordine, oltre agli interventi su organici e dotazioni della polizia. Anche con l'obiettivo di aumentare la presenza sul territorio dei Cpr (Centri per il rimpatrio).
Il tutto dovrebbe essere normato in un decreto legge ad hoc da approvare in uno dei primi Consigli dei ministri di settembre (lunedì a Palazzo Chigi c'era chi ipotizzava un Cdm già il 23 agosto, ma per quella data difficilmente il Viminale sarà pronto).
L'obiettivo, spiega il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, è «avere procedure semplificate che consentano a soggetti con un profilo criminale importante o con patologie psichiatriche di non essere un pericolo per il territorio».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.