«Le previsioni parlano di un dato tra 700mila e un milione di posti di lavoro che sarebbero a rischio. Poi sono bloccati per decreto, ma comunque il rischio esiste». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ieri è intervenuto a un evento di Fiera Milano (della quale è presidente), ha lanciato un nuovo allarme sulla tenuta del sistema Paese. In Italia, ha aggiunto, «si è sempre pensato che il lavoro avvenisse per decreto ma purtroppo l'economia è qualcos'altro. O noi liberiamo energie e risorse delle imprese, facendo scelte anche dolorose nel breve, o noi non cresceremo. I posti di lavoro si creano solo se ci sono crescita e investimenti».
L'obiettivo, come già avvenuto in precedenza, è convincere il governo a sedersi al tavolo delle trattative con gli industriali che nel decreto Rilancio, pur criticato da Viale dell'Astronomia, hanno ottenuto l'azzeramento del saldo e acconto Irap di giugno. In Italia, ha sottolineato Bonomi, i grandi dossier, come l'ex Ilva o le grandi opere, sono sempre affrontati con logiche «da dividendi elettorali e su questo come Paese non riusciamo a fare un salto di qualità. Tutti pensano che ci sarà sempre uno Stato che interviene con sussidi a pioggia, con il mantenimento dei posti di lavoro, però le risorse non sono più infinite, sono finite da un pezzo».
Insomma, secondo il numero uno degli imprenditori italiani, «la classe politica ha zero strategia su dove andare» e ha bisogno di qualcuno che la instradi e questo qualcuno potrebbe essere proprio Confindustria. «Ci sono dei nodi fondamentali dell'Italia che sarà che noi dobbiamo affrontare oggi: automotive; fisco, che dev'essere una leva di competitività e non pensato solo come uno strumento finalizzato al gettito; lavoro», ha precisato. Dunque il programma che Confindustria vorrebbe disegnare con l'intera classe politica ha queste priorità definite: le grandi opere, la riforma fiscale e un ridisegno più flessibile della contrattazione. Sono tre temi importanti e almeno su uno Viale dell'Astronomia intende avere voce in capitolo. La soluzione prospettata è un «tavolo dove mettere insieme pubblico e privato, le energie migliori del Paese» che si contrapponga alla strategia finora seguita sintetizzabile nel tentativo «di accontentare tutti con interventi a pioggia che, però, non funzionano». La Fase 2 è «un'opportunità da non sprecare», ha rimarcato evidenziando che «il Recovery Fund ci regala speranza ma il track record di questo Paese nell'utilizzo dei fondi e nella gestione degli investimenti non è positivo, anzi: normalmente abbiamo sprecato delle grandi occasioni». Non bisogna illudersi che l'Italia abbia già a disposizione 172 miliardi già da spendere perché il problema «è come arriveremo ad avere quei soldi e come saremo in grado di spenderli», ha concluso ricordando che il percorso per ottenerli sarà lungo «soggetto a tantissime contrattazioni e condizionalità».
L'intervento di Bonomi è coinciso con una nuova tornata di audizioni sul decreto Rilancio nel corso delle quali è emerso lo stato drammatico dei settori della ristorazione e dell'ospitalità, cioè di tutte le attività maggiormente dipendenti dai flussi turistici. «Abbiamo perso 34 miliardi di euro a causa dell'emergenza covid-19, 50mila imprese rischiano di rimanere chiuse e 350mila persone di restare per strada». È il grido d'allarme del direttore generale di Fipe-Confcommercio, Roberto Calugi.
«Il rischio di disordini sociali cresce giorno dopo giorno: gli imprenditori si sentono abbandonati e in una reale situazione di disperazione», ha aggiunto. A questa si aggiunge la delusione di tutte le associazioni del turismo: il tax credit non serve, i fondi per il rilancio sono insufficienti e il comparto è escluso dalle immissioni di liquidità della Cdp.
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