Le Ong in pressing su Draghi per far ripartire i "taxi del mare"

Le Ong hanno scritto una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi per chiedere un coordinamento dei soccorsi in mare

Le Ong in pressing su Draghi per far ripartire i "taxi del mare"

Le Ong hanno fiutato la nuova direzione del vento nel Mediterraneo in fatto di immigrazione e adesso provano mettere pressione al presidente del consiglio Mario Draghi. Nelle scorse ore, con riferimento alla tragedia consumatasi giovedì dopo 130 migranti hanno perso la vita, su Repubblica è stata pubblicata una lettera che le Ong hanno scritto una lettera al capo del governo.

Nella missiva si chiede, tra le altre cose, di ridare centralità al soccorso in mare. Sotto il profilo politico, vuol dire che le Ong hanno ufficialmente disconosciuto la presa di posizione di Draghi in queste prime settimane di governo.

Il 6 aprile scorso infatti l'inquilino di Palazzo Chigi si è recato a Tripoli ed ha esplicitamente ringraziato le autorità locali per il lavoro svolto nel contrasto all'immigrazione: “Noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa per i salvataggi – ha affermato il presidente del consiglio – e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia”.

Parole che hanno messo in evidenza una linea volta ad affidare ai libici la gestione dei confini marittimi e che hanno segnato un solco profondo con le Ong. Per gli attivisti infatti, non è pensabile ipotizzare di delegare a Tripoli la questione, né tanto meno porre centralità al controllo delle coste.

Al contrario, secondo le Ong occorrerebbe rilanciare le politiche di salvataggio in mare: “Per alcuni anni – si legge nella lettera firmata dai rappresentanti delle maggiori organizzazioni impegnate nel Mediterraneo – l’intervento delle navi di soccorso civile è stato accolto con riconoscenza dalle autorità italiane ed europee, con le quali abbiamo collaborato in modo continuativo ed efficace per ridurre la mortalità nel Mediterraneo. Poi le cose sono cambiate: i governi hanno ritirato le loro navi e cessato di coordinare i soccorsi”.

“Le persone – prosegue la missiva – invece che essere soccorse e condotte in un porto sicuro, come vorrebbe la normativa marittima internazionale, hanno iniziato ad essere riportate dalle autorità libiche in Libia, dove sono vittime di detenzioni arbitrarie, violenze e abusi di ogni genere ampiamente documentati. Contestualmente, le Ong sono diventate oggetto di una feroce campagna di delegittimizzazione e criminalizzazione”.

La posizione politica delle Ong è espressa nella parte finale della lettera: “Come Ong siamo in mare a colmare un vuoto – è il pensiero espresso dagli attivisti – ma saremmo pronte a farci da parte se l’Europa istituisse un efficace meccanismo istituzionale e coordinato di ricerca e soccorso che abbia come scopo primario quello di soccorrere persone in mare”.

Infine, l'appello diretto a Mario Draghi: “Signor presidente, le chiediamo un incontro in cui discutere quali iniziative concrete possano essere assunte dal suo governo, coinvolgendo l’Europa, per garantire interventi coordinati e tempestivi di soccorso”.

La firma della lettera vede i nomi dei rappresentanti di Alarm Phone, Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea Watch, Sos Mediterranee. Si tratta degli attori principali impegnati davanti le coste libiche.

Organizzazioni la cui linea sembra essere stata sposata dal Pd, organico al governo Draghi.

Il segretario dem Enrico Letta ieri sera su Raitre non a caso ha parlato di salvataggio in mare come “valore non negoziabile”. Pochi giorni prima lo stesso Letta si è fatto ritrarre con una felpa di Open Arms assieme al fondatore dell'Ong spagnola.

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