Galeotta fu la vacanza del ministro. C'era chi non ne sapeva nulla, nel governo, e chi invece lo aveva scongiurato di non partire. Troppo mediatica la meta. Così delicato il periodo. Ma nulla: il titolare dell'Istruzione francese, proprio mentre Oltralpe si discuteva se confermare il rientro in classe il 3 gennaio per bambini e ragazzi (come da calendario), o invece rinviare, e tutti in didattica a distanza per l'avanzata di Omicron, lui vola a Ibiza. Non contento, dalla Isla Blanca il ministro detta a Le Parisien le risposte di un'intervista che già da sé era destinata a far saltare dai divani migliaia di genitori: in attesa di capire (da un articolo di giornale) come, e se, i figli sarebbero tornati a scuola.
Un protocollo complesso, esposto da in videoconferenza il 2 gennaio, criticato anche dal ministero e modificato due volte nei giorni successivi. Poi una terza, in dieci giorni. Ed eccolo, Blanquer sulla graticola 15 giorno dopo. La bufera è divampata grazie alla rivelazione del sito d'inchiesta Mediapart: che ha svelato la vacanza di quattro giorni del ministro, tra baie e insenature nella perla delle Baleari. L'opposizione ne chiede le dimissioni: dal leader ecologista Jadot a quello della France Insoumise Mélenchon.
Marine Le Pen parla di «disconnessione» di un ministro che «sceglie di trascorrere le vacanze in luoghi paradisiaci con le dita dei piedi aperte a ventaglio», mentre i francesi si chiedevano come affrontare il virus in classe. Lui, Blanquer, si è difeso ieri in Assemblée: «Mi dispiace per il simbolismo del luogo, ma l'essenziale è che abbiamo tenuto le scuole aperte». Domani, nuova mobilitazione dei prof dopo lo sciopero di giovedì, proprio contro il valzer dei protocolli Blanquer (e la carenza di Ffp2).
Scoperto, poi, che l'uomo che aveva in pugno il destino di 2 milioni di alunni era in Spagna per 4 giorni, il dicastero ha battuto un comunicato assolutorio: i ministri possono muoversi fino a 2 ore di aereo da Parigi (e Ibiza lo è). Peccato per l'indigeribile precisazione-burla: Blanquer stava «lavorando a distanza». FDR
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