«Si può costringere una donna, una madre, una professionista che gode della stima dei suoi datori di lavoro a rivelare la verità dolente di una vita privata funestata dalla malattia d'un bambino di 7 anni irreversibilmente malato? In Italia, oggi, evidentemente sì». Antonella Giuli prende carta e penna e replica a Report che le ha dedicato un servizio nella puntata di ieri sera.
Sì, perché dopo quanto accaduto la domenica precedente quando grazie a un abile operazione di pre-marketing Sigfrido Ranucci aveva attirato su di sé i riflettori mediatici, promettendo rivelazioni in grado di mettere seriamente in imbarazzo il ministro Alessandro Giuli - informazioni inesistenti alla prova dei fatti - questa volta la trasmissione mette nel mirino la sorella del ministro.
L'accusa è di collaborare per Fratelli d'Italia pur essendo stata assunta alla Camera, in sostanza di svolgere una attività più politica che istituzionale. In una lettera pubblica però Antonella Giuli smentisce le accuse.
E si difende rivelando alcuni dettagli dolorosi della sua vita personale, non senza amarezza. «Si può costringere una madre a rivelare la verità dolente di una vita privata funestata dalla malattia d'un bambino di 7 anni?», scrive Giuli, denunciando «la grancassa mediatica e intimidatoria» che ha toccato lei e i suoi familiari da vicino. «Che cosa fa Antonella Giuli durante il fine settimana? Lavora forse per Fratelli d'Italia?», scrive. «Vivo il tempo libero dal lavoro come meglio credo; e cioè, salvi rarissimi casi, con la mia famiglia», rivela, precisando il perché sia esonerata da alcune mansioni e perché usufruisca della legge 104: «I miei tormentati pensieri sono dedicati al mio dovere di madre di due bimbi piccoli uno dei quali affetto da una grave patologia curabile ma non guaribile, tale da rendere necessario il contributo della legge 104 art.3 comma 3». Giuli spiega di essere stata forzata dalla situazione «a rendere pubblica una verità che io e mio marito avremmo voluto proteggere nel più stretto e amorevole riserbo». «Un giorno - continua - se la malattia glielo consentirà, mio figlio verrà a conoscenza di tutto questo e me ne chiederà conto, ce ne chiederà conto. Io so già che cosa rispondergli. Report e tutti coloro che hanno contribuito ad alimentare questi falsi teoremi, che risposta hanno, posto che ne abbiano una?».
Report, di fronte a questo intervento, replica (sbagliando il nome dell'«accusata» e mutuandolo da quello del fratello) sostenendo che «nessuno ha contestato ad Alessandra Giuli il fatto di essere vicina ai suoi figli, ci mancherebbe. Qualsiasi speculazione giornalistica su questo tipo di interpretazione è puro sciacallaggio». Il caso politico comunque è scoppiato. Fratelli d'Italia puntualizza che è «completamente falso che Antonella Giuli abbia lavorato per la nostra comunicazione dopo essere stata assunta alla Camera» e il capogruppo Tommaso Foti parla a nomi dei deputati, «disgustati non solo per vederla obiettivo di un attacco tanto sconsiderato quanto meschino, ma anche in quanto colpita con inusuale perfidia nel ruolo di mamma».
In un clima di frontale contrapposizione mediatico-politica, Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, sceglie di navigare controvento. «Quando ho scoperto la disabilità di mia figlia l'ho tenuta per molto tempo nascosta. Era un mio diritto farlo, così come lo è per tutti i genitori con bambini con disabilità.
Sono fieramente all'opposizione del governo Meloni e del ministro Alessandro Giuli, ma non posso che esprimere solidarietà a lui e soprattutto a sua sorella Antonella, per la violenza che sta subendo da quando il fratello ha preso il posto di Sangiuliano. Prima no, non faceva notizia e non si montavano trasmissioni su di lei, non faceva ascolti. Nulla può giustificare il linciaggio mediatico, la mancanza totale di rispetto della vita di una donna e della sua famiglia».
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