"Mio figlio morto a Rigopiano vale solo 2mila euro"

La commemorazione delle vittime della valanga e lo sfogo dei familiari: "Solo belle parole..."

"Mio figlio morto a Rigopiano vale solo 2mila euro"

Quanto vale la vita d'un caduto sul lavoro all'hotel Rigopiano? Poco più di 2.000 euro ed un bonus per l'assistenza psicologica.

Non c'è posto per il cuore e la ragione, nell'Italia delle scartoffie. Quella che ieri s'è ritrovata in lacrime davanti ai resti del resort che il 18 Gennaio del 2017 fu travolto da una valanga che lo trasformò in bara di ghiaccio per 29 persone, pare un altro mondo, un'altra cosa. Un altro Paese. «Il sole che splende oggi si è appannato nel cuore di tutti coloro che sono qui», ha detto durante la breve cerimonia il vescovo della diocesi pescarese, monsignor Tommaso Valentinetti. Alludeva al dolore per la tragedia, segno di «una profonda ferita per la comunità coinvolta e per il Paese intero», aveva fatto sapere dal Quirinale in un messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendo «un commosso pensiero alle vittime e solidale vicinanza ai loro familiari ed ai superstiti». Ma lo Stato se n'è infischiato persino del suo Capo, ed ai parenti delle vittime ha mollato un ceffone da paura. Altri sarebbero caduti a terra. Egidio Bonifazi e la moglie Paola Ferretti sono rimasti in piedi, saldi come querce di fronte alla burocrazia in tempesta. Non li aveva abbattuti la morte del figlio, non li ha scossi l'Inail. Il figlio: Emanuele aveva 31 anni quando la neve travolse l'albergo. Come ogni giorno, era alla reception. E lì rimase per sempre. Un decesso, il suo, non ricollegabile a cause di lavoro, secondo l'Inail. Che per questo ai genitori del trentunenne ha recapitato un assegno da 2.136 euro, a titolo di contributo per le spese funerarie, e la garanzia di assistenza psicologica. Nulla più. «Vergognoso», sbotta papà Egidio. È l'unico sussulto. La voce si acquieta, il racconto prosegue. «Sarebbe stato meglio se non ci avessero dato niente: sarebbe stato più rispettoso, sicuramente più dignitoso». Questione di denari? Non proprio: i Bonifazi, dopo la scomparsa del figlio, hanno devoluto in beneficenza persino i soldi raccolti spontaneamente dalla gente. «Emanuele avrebbe voluto questo», sottolineano fieri. Così 3.200 euro sono andati al soccorso alpino nazionale, altri 1.600 al canile di Camerino. «Sia chiaro», precisa mamma Paola: «Nessuna cifra mi risarcirà per la perdita di mio figlio, ma quei soldi mi sembrano un'offesa. E la storia dello psicologo a vita che ci hanno offerto per provare a stare meglio, una barzelletta. Emanuele non era un turista, e non era neppure libero di scegliere se andare o rimanere: lui era al lavoro». Ma per la legge non conta: l'Inail è nel giusto. «Cambiare le cose», si infervora senza perdere il garbo Egidio Bonifazi, «sarà la nostra prossima battaglia.

La porteremo avanti con quelle famiglie che vorranno unirsi e che come noi condividono la sorte di aver perso qualcuno sul lavoro».

Lunedì i Bonifazi, insieme ai sopravvissuti ed ai parenti dei caduti di Rigopiano, saranno a Roma, ospiti di Mattarella e del premier Gentiloni. L'occasione buona per rimediare ad una figuraccia di Stato.

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