Joe Biden fa pressione su Benjamin Netanyahu per minimizzare le vittime civili a Gaza, mentre Antony Blinken vola in Israele per discutere le questioni più urgenti, tra cui la creazione di un corridoio umanitario per permettere ai civili di fuggire dalla Striscia e l'Onu lancia un nuovo appello per permettere l'ingresso di beni essenziali salvavita. «Il nostro sostegno a Israele è incrollabile. Vi guardiamo le spalle», ha detto il presidente americano durante un evento alla Casa Bianca sottolineando di aver parlato di nuovo, ieri, con il premier israeliano. «Ci parlerò ancora dopo il mio incontro con le comunità ebraiche», ha aggiunto Biden, ribadendo che «il terrorismo non si può mai giustificare». La sera il presidente Usa torna sul tema. Prima afferma che «Hamas è il male assoluto». Poi definisce il 7 ottobre «il giorno più mortale per gli ebrei dall'Olocausto». E infine ricorda a Israele di «rispettare il diritto di guerra».
Secondo fonti di Nbc, il presidente ha chiesto a Netanyahu di minimizzare le vittime civili a Gaza. «Stiamo attivamente lavorando per un corridoio» che consenta ai civili di fuggire, ha detto il portavoce del consiglio della Sicurezza nazionale John Kirby. La questione è tra quelle centro della missione del segretario di stato Usa Blinken, arrivato ieri in Israele per incontrare i vertici dello Stato ebraico. Sul tavolo anche gli ostaggi americani nelle mani di Hamas e la condivisione dell'intelligence. Al Palazzo di Vetro dell'Onu, il segretario generale Antonio Guterres ha affermato che «occorre consentire l'ingresso a Gaza di carburante, cibo e acqua»: «Abbiamo bisogno di un accesso umanitario rapido e senza ostacoli adesso, il personale delle Nazioni Unite sta lavorando per sostenere la popolazione e mi rammarico che alcuni dei miei colleghi abbiano già pagato il prezzo più alto», ha aggiunto, sottolineando che circa 220mila palestinesi stanno rifugiandosi in 92 strutture dell'Unrwa in tutta la Striscia. Guterres ha «ringraziato l'Egitto per il suo impegno costruttivo nel facilitare l'accesso umanitario con il valico di Rafah e nel rendere l'aeroporto El Arish disponibile per l'assistenza fondamentale», avvertendo che bisogna «evitare l'allargamento del conflitto». In Europa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto una conversazione telefonica con il re di Giordania, Abdullah II, con cui ha «discusso dell'impatto degli spregevoli atti terroristici di Hamas in Israele e delle sue implicazioni per la regione». La premier Meloni ha sentito il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, un colloquio incentrato sulla necessità di dare «massima rilevanza» al lavoro per una «rapida de-escalation al fine di evitare un ulteriore allargamento del conflitto e sostenere gli sforzi per il rilascio degli ostaggi». Un concetto condiviso anche nel corso della telefonata con l'Emiro de Qatar Tamin Bin Hamad Al-Thani.
Il vice premier Tajani, intanto, ieri era al Cairo e ha spiegato che la Lega Araba «ha un ruolo chiave per la creazione di corridoi umanitari e nelle mediazioni per liberazione degli ostaggi». Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto negoziati Israele e palestinesi.
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