
Per la rivincita ha dovuto aspettare la soglia dei 70 anni (li compirà in novembre). Friedrich Merz, numero uno della Cdu, vincitore del voto di ieri, nel 2002 aveva dovuto fare i conti con Angela Merkel, che non l'aveva voluto come capo del gruppo parlamentare e l'aveva escluso dai vertici. Dopo qualche anno ai margini della vita di partito, aveva deciso nel 2009 di dire basta con la politica e di tornare alla professione di avvocato d'affari. Poi il ritorno, più o meno in coincidenza con il ritiro della grande «nemica» Angela. A dividerli non solo le storie personali (Merz è nato in una buona famiglia del Sauerland, regione collinare della Westfalia) ma anche le idee. Con Merz torna al potere la versione più pura della democrazia cristiana tedesca, quella di Konrad Adenauer e di Helmut Kohl, conservatrice e legata alle tradizioni, lontana dal centrismo, efficacissimo per il mantenimento del potere ma secondo alcuni troppo spregiudicato, di «Frau» Angela.
A rendere più difficile la nuova scalata, dicono i critici, è stato il carattere spigoloso e la lingua tagliente, ben lontana dalla sorvegliata rotondità della Cancelliera. La stessa chiarezza di linguaggio, che gli è valsa spesso l'accusa di populismo, lo ha anche però aiutato a frenare la destra di Afd. Sue alcune frasi, in particolare sul fallimento della politica immigratoria, che provocarono polemiche infinite. Come quando poco tempo dopo lo scoppio della guerra in Ucraina parlò di «turismo del welfare» a proposito dei profughi che trascorrevano qualche mese in Germania per tornare poi nel loro Paese e ripetere il percorso. Oppure quando definì «piccoli pasha» gli immigrati di seconda generazione che non accettavano i posti di lavoro offerti dall'ufficio di collocamento. O ancora quando si lanciò contro i profughi «chi si rifanno i denti nuovi, mentre i tedeschi non riescono nemmeno ad avere un appuntamento dal dentista».
Ieri, dopo la vittoria, è stato prudente e conciliante. «Voglio dire una cosa ai nostri competitori. Abbiamo affrontato una dura campagna elettorale, sulla politica economica come sull'immigrazione. Ma ora dobbiamo parlarci fra di noi, per formare un governo in grado di agire. Il mondo fuori non aspetta noi e non potrà aspettare che si svolgano lunghe trattative, dobbiamo procedere veloci. Il mondo deve percepire che la Germania viene governata di nuovo in modo affidabile».
Merz, sposato con Charlotte, giudice amministrativo, tre figli e sette nipotini, alle trattative è abituato. Nel periodo trascorso fuori dalla politica ha fatto parte di decine di consigli d'amministrazione importanti (compreso quello di Commerzbank, oggi nel mirino dell'italiana Unicredit). Adesso dovrà dimostraredi saperci fare anche con le alleanze politiche.
Per lui è una prima assoluta: fino ad ora (ed è uno dei limiti che gli venivano attribuiti) non ha mai rivestito alcuno incarico di governo. «Il modello economico della Germania è finito», ha detto qualche tempo fa. «Ora dobbiamo darci da fare».
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