La prima missione Nasa in stile Armageddon. Bombardato l'asteroide con rotta sulla Terra

L'agenzia spaziale assicura: "Nessun pericolo, è solo un test precauzionale". Ma in futuro l'esperimento potrebbe salvarci dall'impatto con un meteorite

La prima missione Nasa in stile Armageddon. Bombardato l'asteroide con rotta sulla Terra

In Deep Impact a fare paura è una cometa che alla fine non disintegra la Terra grazie a una missione spaziale che la bombarda con armi nucleari. In Armageddon è invece un asteroide grande quanto il Texas a minacciare la sopravvivenza dell'umanità. Anche in questo caso un gruppo di coraggiosi riesce a raggiungerlo per trivellarlo e farlo esplodere. La cultura dei film catastrofici e di fantascienza pullula di corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta. Una minaccia spaziale che da sempre alimenta paure ancestrali e fantasie di ogni genere.

Questa volta però l'asteroide esiste davvero, così come la missione che intende fermarlo. Il super meteorite è stato battezzato Dimorphos e corre a circa 23mila chilometri orari a 12 milioni di chilometri dalle nostre città. Il suo viaggio non è destinato a concludersi con un impatto con la Terra, eppure la Nasa ha deciso di provare a colpirlo per deviarne il percorso. Una sorta di «prova generale» nel caso in cui un problema di questo genere dovesse verificarsi davvero. La missione Dart è partita la scorsa notte grazie alla collaborazione con l'Agenzia spaziale italiana. L'obiettivo è colpire, a circa 11 milioni di chilometri sopra l'oceano Indiano, il corpo celeste attraverso una sonda costata 330 milioni di dollari e grande quanto un autobus. Si tratta del primo esperimento del genere nella storia delle missioni spaziali, che milioni di persone possono seguire passo dopo passo grazie alle immagini trasmesse dalla Nasa e catturate dai due telescopi Webb e Hubble, oltre che dal microsatellite dell'Agenzia spaziale italiana, Licia.

La sonda è stata lanciata lo scorso 24 novembre dalla base di Vandenberg attraverso il razzo vettore Falcon 9 della SpaceX. Dopo un lunghissimo viaggio ha raggiunto l'asteroide, la luna orbitante attorno al più grande corpo roccioso Didymos. Con l'obiettivo di colpirlo a una velocità di quasi sette chilometri al secondo. Saranno poi le immagini elaborate sulla Terra a dimostrare se la missione è riuscita e se, in un futuro si spera poco probabile, sarebbe possibile salvare l'umanità dal destino toccato ai dinosauri. «È un gioco estremamente complesso fa sapere Alan Fitzsimmons, astronomo e membro del team investigativo della Nasa Dart alla Queen's university di Belfast, alla vigilia dell'operazione -. Quello che vogliamo cercare di fare è usare quanta più energia possibile per spostare l'asteroide». Lo spazio è ormai costantemente monitorato da tecnologie di qualunque genere, è quindi possibile sapere con un certo anticipo se un meteorite minaccia il nostro pianeta. Da qui il tentativo di sperimentare per tempo una tecnica potenzialmente capace di cambiarne la rotta, deviandola su un percorso più sicuro.

A «vigilare» sul destino di Dart è LiciaCube, un micro satellite made in Italy delle dimensioni di una scatola da scarpe. È stato progettato e creato interamente nei laboratori torinesi di Argotec, con il finanziamento dell'Asi, ed è stato rilasciato la scorsa settimana proprio per riprendere lo spettacolo a circa 50 chilometri di distanza e studiare successivamente gli effetti della collisione.

Le immagini acquisite dalle camere Luke e Leia - catturate a partire da tre minuti dopo l'impatto di Dart e destinate ad arrivare a Terra dopo alcune ore - consentiranno di analizzare la superficie dell'asteroide, il cratere e la piuma di detriti creata dall'impatto stesso, in modo da ricavare informazioni

finora inedite sulla natura fisica del bersaglio della missione. Dalla Nasa assicurano che «non esiste alcun pericolo» e che si tratta solo di un esperimento a scopo precauzionale. Una sorta di test di «difesa planetaria».

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