La missione di Zuppi a Mosca: "I bimbi ucraini tornino a casa"

Il Cremlino: "Apprezziamo gli sforzi di pace del Vaticano". Oggi il presidente della Cei incontrerà il patriarca Kyrill

La missione di Zuppi a Mosca: "I bimbi ucraini tornino a casa"
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Nessun incontro del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e inviato speciale di Papa Francesco, e il presidente russo Vladimir Putin. Mentre il porporato si trova a Mosca per una due giorni di colloqui per parlare di pace e negoziati, Putin ha lasciato la capitale russa per un viaggio nella Repubblica caucasica del Daghestan. Nessun faccia a faccia nemmeno con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov o un funzionario del ministero, mentre il cardinale Zuppi ha avuto ieri un colloquio con Yuri Ushakov, il consigliere diplomatico del presidente Putin. Al centro dei colloqui la questione dei bambini ucraini deportati in Russia. «Abbiamo ripetutamente affermato di avere un alto apprezzamento degli sforzi, le iniziative del Vaticano nella ricerca di una soluzione pacifica alla crisi ucraina e accogliamo gli sforzi del Papa nel contribuire alla cessazione del conflitto armato» ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel consueto briefing giornaliero con la stampa.

La giornata del porporato, arcivescovo di Bologna, è iniziata con una messa nella Cattedrale cattolica della capitale russa, dedicata all'Immacolata Concezione, sede vescovile dell'arcidiocesi metropolitana della Madre di Dio a Mosca.

E oggi sarà un'altra giornata chiave: l'inviato di Francesco potrebbe infatti incontrare il Patriarca Kirill. Zuppi è accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato. Scopo principale dell'iniziativa - aveva riferito una nota della sala stampa della Santa Sede - «è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace» per la guerra in Ucraina.

Apprezzamenti per la missione di pace dell'arcivescovo è stata espressa dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L'Italia e il governo «hanno fatto tutto quello che era possibile per aiutare e sostenere la missione che il cardinale Zuppi ha portato avanti su indicazione di papa Francesco» ma «poi, però, io credo e resto convinta del fatto che il modo più serio, al di là della propaganda, per favorire la pace e l'apertura tra le parti sia mantenere l'equilibrio tra le stesse», ha sottolineato la premier nella replica alla Camera dopo il dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue.

«Seguiamo con grande attenzione tutte le iniziative di pace. Quella della Santa Sede è particolarmente autorevole: l'inviato di Papa Francesco è già stato a Kiev, ora a Mosca. Speriamo che alla fine prevalga il buon senso. Noi riteniamo che le porte della diplomazia debbano sempre essere lasciate aperte» ha affermato da parte sua il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Tutte queste iniziative vanno nella giusta direzione. L'obiettivo è una pace giusta che significa un'Ucraina libera dagli invasori e indipendente». La missione, invece, viene vista con diffidenza da Kiev. «La Russia è un attore con cui non si può negoziare, non bisogna perdere tempo con auto inganni e illusioni» scrive su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. Putin «è incurabilmente debole e non controlla i processi nel paese. Altri manager emergeranno. Putin mente sempre. «È tempo di discutere modelli di Russia post Putin. E di guardare ai successori».

Intanto ieri in piazza

San Pietro, all'udienza generale si sono ritrovati fedeli ucraini e bielorussi. Francesco li ha abbracciati, ascoltati, benedetti. Un segnale forte, proprio nei giorni in cui si conclude la missione di Zuppi in terra russa.

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