Molestie, gli alpini all'attacco. "Querele per diffamazione"

Dopo che la Procura ha archiviato le accuse alle penne nere, via alle prime quattro azioni legali: "È solo l'inizio"

Molestie, gli alpini all'attacco. "Querele per diffamazione"

Non ci stanno a passare per molestatori, a sentirsi additati come ubriaconi e violenti, a vedere il loro storico corpo infangato e preso di mira. Così, dopo la bufera per le presunte violenze durante l'adunata nazionale dello scorso maggio a Rimini, gli alpini hanno deciso di passare alle vie legali querelando per diffamazione quattro persone responsabili secondo l'Associazione nazionale degli alpini di aver offeso l'intera categoria.

A diffondere la notizia è l'edizione riminese del Resto del Carlino spiegando attraverso il portavoce di Ana Massimo Cortesi che, a oggi, «le persone querelate sono un politico, un giornalista e due soggetti che hanno offeso il corpo e l'associazione, rappresentando tutti gli alpini come ubriaconi e molestatori». Secondo quanto reso noto da Ana, «a due il provvedimento è già stato notificato, agli altri arriverà a giorni». Infine la promessa: «Siamo solo all'inizio».

L'intenzione è quindi di fare completa luce sulla vicenda e di mettere in chiaro che la questione non riguarda gli alpini nel loro complesso. Prima di passare alla controffensiva legale l'associazione aveva atteso alcune settimane, in modo che la vicenda giudiziaria sulle presunte molestie avvenute fra il 5 e l'8 maggio scorsi nella città romagnola fosse chiarita. Fino a questo momento l'unica denuncia formale e circostanziata è stata sporta da una ragazza di 26 anni che ha raccontato di essere stata accerchiata e strattonata nel pomeriggio del 7 maggio da tre uomini di mezza età, con la piuma nera sul cappello, mentre passeggiava con un'amica. La Procura di Rimini ha aperto un'indagine, sono stati visionati i filmati delle telecamere della zona ma, come annunciato dal procuratore capo Elisabetta Melotti, è scattata l'archiviazione «per l'impossibilità di identificare i molestatori». Nei giorni dell'adunata le segnalazioni e le denunce via social erano però state centinaia. Adesso i legali dell'Ana stanno valutando anche la posizione dell'associazione femminista «Non una di meno», la prima a segnalare online le presunte molestie, raccogliendo alcuni racconti attraverso i social e altri canali. Il collettivo aveva anche annunciato la presenza di un dossier con oltre 170 segnalazioni, fra le quali quella di una ragazza che in un'intervista aveva raccontato di frasi oscene, di violenze fisiche e verbali, senza però arrivare a una denuncia formale perché «gli amici che si trovavano con me quel giorno non erano molto propensi a testimoniare».

Per il presidente dell'Ana Sebastiano Favero «resta una grande amarezza per la vicenda». E spiega: «Avevamo invitato tutti alla prudenza dopo le prime segnalazioni di presunte molestie a Rimini.

Purtroppo c'è chi ha generalizzato offendendo e condannando l'intero corpo degli alpini per i comportamenti di alcuni. Comportamenti che, va sottolineato, sono tutti ancora da accertare». Insomma, il caso è tutt'altro che chiuso.

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