Il mondo cambiato in 6 punti

L'invasione iniziata una settimana fa stravolge le nostre certezze: i leader razionali, la Nato e l'Ue, la politica energetica, la Cina, un futuro di nuovi muri e i valori che abbiamo riscoperto

Il mondo cambiato in 6 punti

È stata la settimana che ha sconvolto il mondo. Ci credevamo invulnerabili alle guerre più barbare con armi nucleari e invece no. Contrordine, gente comune e politici pigri: dobbiamo rivedere le nostre certezze. Perché il mondo è cambiato. In almeno sei modi.

1. Quello che nell'iconografia di guerra veniva chiamato l'Orso russo e che credevamo relegato nei libri delle favole, ha scardinato la rilegatura ed è tornato a spaventarci, non si sa se per aver perso la logica, la nostra logica occidentale figlia della filosofia greca e ci prende a scrolloni e ci destabilizza. E quindi di colpo scopriamo che non ci aspettano anni di folgorante ripresa e di Pil alle stelle, ma anni di instabilità. Il nostro grande vicino che occupa uno spazio sul pianeta lungo dalla Germania al Giappone passando per la Cina, dopo una prima brezza ed ebbrezza democratica è tornato prigioniero di una genetica imperiale, da stivali chiodati, e nessun rispetto per il mondo circostante. Esige come un diritto all'intrusione dentro e fuori i suoi confini e ragiona con decrepite categorie mentali imperiali come le «sfere di influenza», «stati cuscinetto» e sovranità limitata, minacciando e praticando l'uso discrezionale di bombe e cannoni, anche con testate nucleari.

2. Però, sorpresa. Due entità, la Nato e l'Ue, che sembravano sepolte nelle loro sigle prive di significato e con l'elettroencefalogramma piatto (lo disse un anno fa il presidente francese Manuel Macron) si sono dimostrate ben vive e con gli strumenti e la voglia di costituire un'unica guida. A farli rinascere è stato proprio Putin. Avranno tutti i difetti del mondo, ma finalmente ne abbiamo avuto la prova: Unione Europea ed alleanza Atlantica esistono, reagiscono e senza di loro rischieremmo di consegnarci alla mercé di un autocrate. Infine, il risultato più inatteso: l'Europa ora è anche armata, il che vuol dire pronta a spendere denaro in sicurezza, pronta a fare sacrifici per avere e proteggere una sua politica estera ispirata ai suoi principi.

3. La guerra ci ha messo davanti a una scelta: sopravvivere significa cambiare la politica della sostenibilità perché dovremo sia stringere la cinghia, sia procedere verso una riconversione usando un mix di fonti diverse whatever it takes - e smettere e non essere più dipendenti da un fornitore incontrollabile, e anche alla svelta perché dobbiamo scaldarci per il prossimo inverno

4. Forti dell'esperienza che stiamo affrontando, possiamo forse guardare in modo nuovo alla Cina che costituisce una minaccia sia demografica che tecnologia, con una evidente propensione egemone ma anche un realismo più solido perché la Cina ha i suoi problemi e non sarà la Russia a risolverli visto che può offrire soltanto gas e petrolio, certamente utili benché la Cina abbia già fatto ricorso ad altre fonti e riaprendo le miniere di carbone ovunque si trovino. Se la Russia metterà in discussione il mondo globalizzato su cui la Cina ha costruito le sue fortune saranno guai anche per Mosca. Un nuovo terreno d'intesa è possibile, ma facendo patti chiari sui temi dell'indipendenza e della libertà di navigazione.

5. Questa guerra ci mette davanti alla prospettiva di un mondo diviso, fra muri reali o simbolici mentre siamo da tempo abituati a un mondo in cui tutto circola, perché adesso tutti i Paesi, Svizzera e Monaco compresi, hanno deciso di mettere al sicuro il denaro, mentre è in arrivo la cleptocrazia russa. Anche i canali tv, i siti e i social della disinformazione sono nel mirino e probabilmente ci si deve aspettare un mondo con qualche frontiera in più per la difesa collettiva dei Paesi avanza

6. Ciò che sta emergendo è una novità assoluta: tutti dicono di essere disposti a sacrificare qualcosa se si tratta di difendere la libertà e il futuro delle prossime generazioni. Non era affatto scontato, tutt'altro. Ma la solidarietà verso l'Ucraina i cui cittadini uomini e donne sono uniti nella volontà di difendere la propria sovranità e libertà spinge verso la consapevolezza e anzi la voglia di fare sacrifici.

Così come dovrebbe cambiare la prospettiva culturale: l'occidente si sta mettendo nell'ordine di idee di accettare i sacrifici per scoraggiare l'avanzata dell'autocrate russo che non esita ad attaccare i valori europei. Ha detto ieri fra gli applausi Ursula von der Leyen: «Sono consapevole che le sanzioni avranno un costo per l'economia europea, ma questo è un costo che siamo disposti a pagare perché la libertà non ha prezzo».

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