"Il mondo è cambiato. Basta discriminazioni"

Il magistrato: "È dal 2006 che la Consulta spinge il Parlamento a legiferare sul tema"

"Il mondo è cambiato. Basta discriminazioni"

Se l'aspettava. «È dal 2006 - spiega Valerio de Gioia, giudice al tribunale di Roma - che la Consulta spingeva il Parlamento ad intervenire».

Poi cosa è successo?

«Diciamo che la Corte ha perso la pazienza, come sempre più spesso capita davanti alla lentezza di deputati e senatori. A febbraio 2021 si era, con procedura inusuale, autorimessa la questione. Insomma, aveva deciso di riesaminare e quindi demolire l'articolo 262 del codice civile che regola il cognome dei figli nati da genitori non sposati».

Dunque, si è partiti da lì?

«Sì - chiarisce il magistrato, direttore della rivista NJus e condirettore della Rivista del diritto di famiglia e delle successioni, edite da LaTribuna - ma l'intervento fa cadere a cascata tutte le norme che disciplinano la materia. Risulta finalmente superato l'attuale sistema di attribuzione del cognome, lascito di una concezione patriarcale della famiglia che affonda le proprie radici nel diritto romano. Oggi il mondo è cambiato e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo ci spinge nella direzione indicata dalla Consulta».

Che cosa accadrà in concreto?

«Andiamo verso un ventaglio di soluzioni, frutto dell'armonia e della sensibilità dei partner. L'idea è quella di attribuire il doppio cognome a ciascun bambino e di scegliere serenamente, in armonia, quale mettere prima. Ma sarà possibile anche semplificare, optando per l'uno o per l'altro».

In caso di litigio come si deciderà?

«Dobbiamo attendere prima il verdetto solo annunciato della Consulta e poi naturalmente la nuova legge che metterà in fila le diverse situazioni. Certo, se papà e mamma vogliono ciascuno il proprio cognome al primo posto, temo che si dovrà tornare dal giudice.

Per ora però dobbiamo registrare lo straordinario cambiamento: l'imposizione del cognome paterno viene letta come una discriminazione nei confronti della donna e una lesione dell'identità personale del figlio. E da padre di due bambine mi permetta di aggiungere che il cognome paterno, nell'eventualità di un loro matrimonio, non scomparirà. Anche questo mi pare un passo in avanti».

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