Non sarà breve. Non lo sarà la guerra in Ucraina e neppure la stagione del caos che sta cambiando le cose del mondo. Non è soltanto una tempesta alle porte dell'Europa e non si risolve semplicemente con la vittoria di Putin o con la sua caduta. Non saranno le sanzioni o una malattia a frenare il disordine che sta cadendo addosso ai destini della terra e alle nostre vite. Basta ascoltare la voce dei protagonisti. Xi Jinping che di fatto straccia l'idea di una «pax americana». Washington non ha più in mano le leve del gioco. La pace può arrivare ridefinendo tutte le questioni, sedendosi a un tavolo globale e rinunciando a una sorta di nuova guerra fredda. Questo però significa che ogni grande potenza si gestisce la sua area di influenza e nessuno ci mette becco. Pechino regola i conti con Taiwan e con il Mare Cinese, Mosca coltiva la sua ossessione euroasiatica e Washington si tiene stretti i confini dell'Occidente. Biden risponde chiarendo che questo è solo il primo atto di uno scontro di civiltà e che l'America non ha alcuna intenzione di ritirarsi a casa. «In Xi non c'è neanche un briciolo di democrazia». Boris Johnson, in missione britannica a New Delhi, invita le liberal-democrazie a bagnarsi di realismo: «Questa guerra sarà lunga e a vincerla saranno i russi». È l'inizio di un lungo dramma.
Qualcuno spera che tutto questo sancisca la fine del secolo americano. Serghei Lavrov, ministro degli Esteri russo, racconta la visione di Mosca e la sua strategia di lungo periodo: «Il disagio dell'Occidente è evidente. Tutte le parti del mondo stanno pensando a misure per combattere la sua influenza». Non è soltanto un discorso geopolitico o economico. È una reazione a tutto ciò che da questa parte dell'orizzonte viene sentito come scontato. Ci siamo illusi che i diritti dell'umanità fossero universali. Ecco, non è così. Quei principi sacri e inviolabili sono occidentali. Non si possono esportare scorrendo velocemente altre linee del tempo. Noi pensavamo di dare ai cinesi la liberal-democrazia in cambio della produzione a basso costo e rinnegando i diritti sindacali. La Cina si è presa tutto, compreso il capitalismo, e ha rispedito al mittente i valori universali. Putin non si sta neppure ponendo il problema.
La sua battaglia non si fermerà a Kiev. Ha già rivendicato la Transnistria, fregandosene dei confini moldavi. La Russia è dove ci sono i russi. La Russia arriva dove finisce il suo spazio vitale. La sua fame non conosce pace.
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