Monti conferma: il Cav perse fiducia in Tremonti

Il passaggio di consegne raccontato dall'ex premier tecnico: "Mi offrì tutti i suoi ministri tranne uno"

Monti conferma: il Cav perse fiducia in Tremonti
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Se n'è parlato molto, del logoramento dei rapporti nel 2011 tra Silvio Berlusconi e il suo ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ma ora la conferma arriva dalle parole proprio del successore dell'allora premier e leader di Forza Italia.

Mario Monti, martedì alla commemorazione in Senato del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, racconta che il Cavaliere lo incoraggiò, addirittura gli offrì i suoi ministri. Tutti «eccellenti», escluso uno: Tremonti, appunto.

Nell'aula di Palazzo Madama, così, la scomparsa di Re Giorgio diventa un'occasione per aggiungere tasselli alla ricostruzione di quel delicato momento politico, un drammatico cambio di governo per il centrodestra frutto di un vero colpo di Stato, un complotto internazionale dei «poteri forti», per gli avversari il necessario epilogo di un esecutivo che aveva portato l'Italia sull'orlo del collasso.

E questo mentre Tremonti, significativamente passato da Fi a FdI, rilascia interviste dal Corriere della Sera a Tagadà (La7) sull'attuale situazione economico-finanziaria, risalendo ai tempi di Berlusconi premier, parlando di spread, ma soprattutto di grande debito che grava sul governo Meloni, perché tutti gli esecutivi, da Amato a Prodi a Berlusconi hanno cercato di ridurlo, ma non quelli di Letta, Renzi e Gentiloni, che non si sono preoccupati di «risanare». Il 4 volte ministro dell'Economia respinge l'idea di complotti oggi, mentre riguardo al 2011 parlò esplicitamente di un «golpe» e non perde occasione di lanciare randellate al suo storico «nemico», Mario Draghi, che non avrebbe bloccato il superbonus edilizio per contare sui voti del M5S per sue ambizioni personali.

Monti, invece, ricorda il novembre 2011 quando, prima di accettare l'incarico da Napolitano, incontrò a pranzo Berlusconi, con Gianni Letta ed Angelino Alfano e il leader azzurro espresse il suo giudizio negativo verso Tremonti. C'era un forte attrito tra i due, il Cav sospettava che il ministro tramasse contro di lui e puntasse a Palazzo Chigi, con l'aiuto di Napolitano. Tremonti, convinto dal Quirinale che il posto di successore di Berlusconi era per lui, remava contro, arrivando a far mancare il voto in occasioni cruciali, per mandare segnali di distacco dal premier.

Dal seggio di senatore a vita Monti non fa nomi, ma è molto eloquente. Spiega: «Berlusconi mi incoraggiò a superare le difficoltà che ancora sussistevano nella formazione del governo e con generoso trasporto mi offrì la sua squadra. Caro Monti, deve diventare presidente del consiglio, mi rendo conto che non sono più in grado in queste condizioni politiche e finanziarie di gestire, ma tutti sono eccellenti ministri. Tutti glieli offro, tranne uno».

Tremonti non aveva più la sua fiducia, lui minimizzava la crisi e il ministro lanciava allarmi.

Mentre ora sostiene che la situazione non era così grave da giustificare le dimissioni del Cav, che lo spread era a 500 con Berlusconi e con Monti per mesi rimase lo stesso, che nel 2011 non c'era crisi delle banche, mentre dopo sì, la situazione precipitò. E ora se ne pagano le conseguenze.

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