Monti e l'amnesia sui contatti col Colle

Le trame del Quirinale prima della chiamata: senatore a vita e poi al governo

Monti e l'amnesia sui contatti col Colle
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Nella storia di Giorgio Napolitano non c'è solo il Rione Monti, dove l'ex capo dello Stato abitava, a occupare un posto particolare nella sua vita. Il nome dell'ex presidente della Repubblica è anche inevitabilmente legato a quello di Mario Monti (foto). L'ex Commissario europeo ricorda sul Corriere della Sera la figura di Napolitano che lo nominò senatore a vita prima di affidargli l'incarico di formare un governo tecnico. La chiamata dal Colle, dice, «non mi sorprese, dopo mesi di speculazioni giornalistiche». A Federico Fubini che gli chiede se questi contatti fossero iniziati nei mesi precedenti, Monti risponde: «Nel 2010 e nel 2011, quando lo andavo a trovare, mi esprimeva le sue preoccupazioni». Monti però nega di aver parlato con lui di un governo tecnico.

La narrazione relativa ai mesi che precedettero la caduta del governo Berlusconi è però costellata da alcuni punti poco chiari. Secondo molti esponenti del centrodestra la preparazione alla successione del Cavaliere sarebbe iniziata con un po' troppo anticipo. Una volontà di assumere il ruolo di king maker (o di «premier-maker») che da allora nell'immaginario trasformò Napolitano in Re Giorgio. Nella calda estate del 2011, infatti, i contatti tra il Quirinale e l'economista non vennero lesinati. Alan Friedman, nel suo libro «Ammazziamo il Gattopardo», scrive: «Le conversazioni tra Napolitano e Monti precedono di quattro o cinque mesi la nomina a Palazzo Chigi». Lo stesso Friedman riporterà poi il racconto di Carlo De Benedetti che si confrontò con Monti in agosto a San Moritz, sull'opportunità di accettare o meno l'incarico. L'Ingegnere diede questo consiglio: «Non puoi far nulla per farti nominare e nemmeno rifiutare».

Rivelazioni che nel 2014 gli azzurri Paolo Romani e Renato

Brunetta stigmatizzarono con una nota: «Ci domandiamo se sia rispettoso della Costituzione e del voto preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera spread doveva ancora abbattersi sul paese».

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